Stop Drop and Roll
Mother Mary
Ruby Room
Red Tide
Highway 1 (MP3)
She's a Saint Not a Celebrity
Sally
Alligator
The Pedestrian
27th Ave Shuffle
Dark Side of Night
Pieces of Truth (MP3)
2008 - Jingle Town Records (Recensione n. 40/2008)
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Foxboro Hot Tubs Myspace
Fermi. Questa non è una compilation-revival anche se la copertina potrebbe trarre in inganno. Non è un gruppo nuovo anche se il nome non vi dice niente.
Dietro a questa psicadelica facciata si nascondono dei musicisti molto navigati, la cui vera identità circola, a livello mondiale, da quasi una ventina d’anni. Foxboro HotTubs è il garage-side project nientedimeno che dei Green Day. Sorpresi? Non è nulla, aspettate di sentire il disco.
"Here is an American Band who sounds like the Brits", questo il succo della mini bio che ci è arrivata via mail. Ed è così. Il debito verso bands come Kinks e Yardbirds è evidente, anche se, a questo punto, il paragone più diretto è con un’altra band dei 60’s, anch'essa americana (come gli Hot Tubs) e super-influenzata dal r’n’b britannico: gli Shadows of Knights.
I giri di accordi, i riff, lo stile, sono tremendamente riconoscibili. Chi ha un minimo di conoscenza dei classici di quel periodo sentirà i Kinks di “You Really got Me” in “Alligator”, o di “Tired of Waiting For You” in “Red Tide”, i Monkeys di “I’m Not your Stepping Stone” in “Sally”, gli Who di “Run Run Run” in “27th Ave. Shuffle”. Ma, come ben tutti sanno, nel 2008 è praticamente impossibile cimentarsi con questo genere senza assomigliare a qualcuno o qualcosa. Il garage è un ramo del rock dove tutto gira attorno ai quei tremendissimi tre accordi, suonati con tutto il cuore possibile, ma pur sempre tre. Già gli anni sessanta erano pieni di gruppi fotocopia, figuriamoci 4 decenni dopo..
La luce ideale sotto cui leggere questo lavoro dei Green Day (lasciatemeli chiamare così) è quella del puro spasso. Scendete in pista gente, oggi si balla. I tre di Berkeley si tolgono i panni famosi di punk rockers e tornano alle origini della specie con un dannato piglio danzereccio, che sa di genuino. Abituati a indie-dolci elaborati e contraffatti è come assaggiare una fetta di torta fatta dalla nonna: l‘avrai mangiata un migliaio di volte......ma vuoi mettere?
Dodici brani sotto i tre minuti, che suonano semplici e dannatamente più coinvolgenti ad ogni ascolto. Il singolone "Mother Mary" è il pezzo che serviva agli Strokes del dopo "Last Nite" (in ascolto in fondo al post), "Highway 1" farebbe molto comodo ad un qualsiasi album di Hives o Mooney Suzuki. La voce di Billie Joe Armstrong (qui Reverend Strychnine Twitch) si sente eccome e si capisce istantaneamente, anche grazie ad un brano come “Pedestrian”, che gli Hot Tubs sono i Green Day prima diventare i Green Day, con la stessa voglia di divertirsi che avevano nell’89. Siamo insomma davanti ad una band dalle molteplici sfaccettature: dal recente risvolto politicamente impegnato di “American Idiot” (vedi crociata anti-Bush), a quello di precursori pop del punk anni 90 (insieme a Rancid, Blink e Offspring), fino a quello odierno di old school rockers che fanno fischiare gli hammond e tuonare gli ampli come una garage-brit-band dei sessanta. Oggi, da Berkeley, arriva un gruppo vecchio che suona come quarant’anni fa. Dov’è la cosa buona? Chiedetelo a vostra nonna.
Ascolta "Mother Mary" (singolo)
Foxboro Hot Tubs:
Reverend Strychnine Twitch, Mike Dirnt, Tre Cool, Jason White, Jason Freese.
" ... We are four guys who love to play music and be spontaneous, [and] after a few late night jams and a few too many bottles of wine, we were inspired to record some rockin' eight-track recordings".
Dietro a questa psicadelica facciata si nascondono dei musicisti molto navigati, la cui vera identità circola, a livello mondiale, da quasi una ventina d’anni. Foxboro HotTubs è il garage-side project nientedimeno che dei Green Day. Sorpresi? Non è nulla, aspettate di sentire il disco.
"Here is an American Band who sounds like the Brits", questo il succo della mini bio che ci è arrivata via mail. Ed è così. Il debito verso bands come Kinks e Yardbirds è evidente, anche se, a questo punto, il paragone più diretto è con un’altra band dei 60’s, anch'essa americana (come gli Hot Tubs) e super-influenzata dal r’n’b britannico: gli Shadows of Knights.
I giri di accordi, i riff, lo stile, sono tremendamente riconoscibili. Chi ha un minimo di conoscenza dei classici di quel periodo sentirà i Kinks di “You Really got Me” in “Alligator”, o di “Tired of Waiting For You” in “Red Tide”, i Monkeys di “I’m Not your Stepping Stone” in “Sally”, gli Who di “Run Run Run” in “27th Ave. Shuffle”. Ma, come ben tutti sanno, nel 2008 è praticamente impossibile cimentarsi con questo genere senza assomigliare a qualcuno o qualcosa. Il garage è un ramo del rock dove tutto gira attorno ai quei tremendissimi tre accordi, suonati con tutto il cuore possibile, ma pur sempre tre. Già gli anni sessanta erano pieni di gruppi fotocopia, figuriamoci 4 decenni dopo..
La luce ideale sotto cui leggere questo lavoro dei Green Day (lasciatemeli chiamare così) è quella del puro spasso. Scendete in pista gente, oggi si balla. I tre di Berkeley si tolgono i panni famosi di punk rockers e tornano alle origini della specie con un dannato piglio danzereccio, che sa di genuino. Abituati a indie-dolci elaborati e contraffatti è come assaggiare una fetta di torta fatta dalla nonna: l‘avrai mangiata un migliaio di volte......ma vuoi mettere?
Dodici brani sotto i tre minuti, che suonano semplici e dannatamente più coinvolgenti ad ogni ascolto. Il singolone "Mother Mary" è il pezzo che serviva agli Strokes del dopo "Last Nite" (in ascolto in fondo al post), "Highway 1" farebbe molto comodo ad un qualsiasi album di Hives o Mooney Suzuki. La voce di Billie Joe Armstrong (qui Reverend Strychnine Twitch) si sente eccome e si capisce istantaneamente, anche grazie ad un brano come “Pedestrian”, che gli Hot Tubs sono i Green Day prima diventare i Green Day, con la stessa voglia di divertirsi che avevano nell’89. Siamo insomma davanti ad una band dalle molteplici sfaccettature: dal recente risvolto politicamente impegnato di “American Idiot” (vedi crociata anti-Bush), a quello di precursori pop del punk anni 90 (insieme a Rancid, Blink e Offspring), fino a quello odierno di old school rockers che fanno fischiare gli hammond e tuonare gli ampli come una garage-brit-band dei sessanta. Oggi, da Berkeley, arriva un gruppo vecchio che suona come quarant’anni fa. Dov’è la cosa buona? Chiedetelo a vostra nonna.
Ascolta "Mother Mary" (singolo)
Foxboro Hot Tubs:
Reverend Strychnine Twitch, Mike Dirnt, Tre Cool, Jason White, Jason Freese.
" ... We are four guys who love to play music and be spontaneous, [and] after a few late night jams and a few too many bottles of wine, we were inspired to record some rockin' eight-track recordings".
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