24/08/16

BLOOD ORANGE - FREETOWN SOUND

- Frequenze news -


Dev Hynes non l'ho mai capito del tutto.
Per nulla come Lightspeed Champion prima, molto poco come Blood Orange dopo.
Forse un buon ghostwriter a giudicare dai committenti (Florence and the Machine, The Chemical Brothers, Kylie Minogue), anche interessante su qualche traccia sporadica, mai convincente sulla lunga.
Come dire, il classico prodottino patinato sponsorizzato da critici sovrappeso malati di novità, spendibile giusto sui canali brand new con un tempo di decadenza molto basso. (Questo è ciò che pensa ancora il mio socio, lo so; io non ci andavo troppo distante.)

Ecco bene, potete pensarla anche diversamente, l’importante è che abbiate capito cos'abbia rappresentato finora per me quest'uomo.

La Domino dal canto suo ci ha sempre creduto, ed ora posso dire anche che ci abbia visto lungo, perchè dopo cinque tentativi cosi cosi, il tizio ha centrato il piattello con un album finalmente coeso - nonostante la lunghezza - impegnativo, vario, mellifluo, soffuso e cangiante

Finalmente.

E se sono arrivato per ultimo, scusate il ritardo.

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Parentesi del socio: di Blood Orange ho il primo disco "Coastal Grooves", che mi piace parecchio (I'm Sorry We Lied  è uno dei pezzi degli ultimi 10 anni che in assoluto preferisco), e che ad oggi ritengo sia il suo lavoro più sincero e diretto. E' un album finemente paraculo...ma di un paraculo più autentico, meno "studiato" di tutto ciò che ne è seguito.
Da lì in poi appoggio l'ipotesi "prodottino patinato". Questo album compreso, che quasi sempre tenta di essere tante cose famose già sentite (Prince, per esempio, che all'amico qui dà il giro dalle 20 alle 30 volte), senza mai riuscirci fino in fondo.
Come dire.....troppo artefatto per essere vero.
 

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