Il mondo dei blog musicali sta cambiando.
I grandi "vecchi" (dei quali per anagrafe facciamo parte) cominciano a sentire qualche fisiologico affanno. I social martellano ai reni, sgretolano il pubblico. La voglia di leggere un post è diminuita. Oggi si twitta, si telegrafano 2 cazzate su facebook, veloce ragazzi, ho fretta.
Per i brani ci si mette in fila alle casse di itunes o, ancora meglio, si scarica l'app di spotify e chissenefrega.
Si è anche persa la voglia di "piratare", non c'è più gusto cazzo.
E noi 40enni blogmaniaci? Chessifà ragazzi?
Figli, mogli, vita difficile, analisi sballate, problemi sul lavoro, cazzi e mazzi. Quando si scappa sul proprio blog si scopre che la frammentazione generale dei contatti è proporzionale solo all'aumento degli artisti in giro, che sembrerebbero milioni, miliardi, tutti a giocar con le stesse identiche cose, trite e ritrite, a cui si cerca di dare significati nuovi ogni volta, arrampicandosi su specchi abnormi.
Miliardi di canzoni. Fantastiliardi di remix. Quintali di mail che chiedono recensioni, spazio, visibilità, a te come a milioni di altri.
In tutto questo baillame è chiaro che viene voglia di mollare, di mandare tutti a quel paese.
Basta.
Il treno è super affollato, tempo fa si stava troppo più comodi.
Andatevene tutti affanculo.
Scelta più che comprensibile. Chromewaves, uno dei più anziani, lo ha fatto.
Che la vita sia con lui. Grazie per l'enorme punto di riferimento.
L'amico Enzo (Baruffaldi di Polaroid) pochi giorni fa, in questo articolo, ha fatto notare anche una curiosa coincidenza: lo stesso giorno della chiusura definitiva di Chromewaves, Jason Kottke pubblicava l'articolo dall'eloquente titolo "The blog is dead, long live the blog".
Coscienza collettiva? Probabile.
Insomma moltissimi bloggers oggi sono lì che si chiedono se ne vale ancora la pena e perchè. Ovvio che ognuno saprà trovare le proprie personali risposte.
Per quanto ci riguarda la musica è parte di noi. Comprarla, suonarla, viverla, e perchè no, scriverne, è sempre stato parte di noi. E' così da anni e così sarà, ci auguriamo, ancora per molto tempo.
Se il problema è veramente l'incessabile scorrere delle lancette, cercheremo di adeguarci quel tanto che ci permetta comunque di restare noi stessi.
Quando ci accorgeremo di parlare solo fra noi, forse, smetteremo di rompere le scatole.
Ma non ci giurerei.
Cogliamo l'occasione per augurare a tutti di passare un felice Natale.
State in forma e godetevela. Noi cercheremo di fare lo stesso.
Peace.
I grandi "vecchi" (dei quali per anagrafe facciamo parte) cominciano a sentire qualche fisiologico affanno. I social martellano ai reni, sgretolano il pubblico. La voglia di leggere un post è diminuita. Oggi si twitta, si telegrafano 2 cazzate su facebook, veloce ragazzi, ho fretta.
Per i brani ci si mette in fila alle casse di itunes o, ancora meglio, si scarica l'app di spotify e chissenefrega.
Si è anche persa la voglia di "piratare", non c'è più gusto cazzo.
E noi 40enni blogmaniaci? Chessifà ragazzi?
Figli, mogli, vita difficile, analisi sballate, problemi sul lavoro, cazzi e mazzi. Quando si scappa sul proprio blog si scopre che la frammentazione generale dei contatti è proporzionale solo all'aumento degli artisti in giro, che sembrerebbero milioni, miliardi, tutti a giocar con le stesse identiche cose, trite e ritrite, a cui si cerca di dare significati nuovi ogni volta, arrampicandosi su specchi abnormi.
Miliardi di canzoni. Fantastiliardi di remix. Quintali di mail che chiedono recensioni, spazio, visibilità, a te come a milioni di altri.
In tutto questo baillame è chiaro che viene voglia di mollare, di mandare tutti a quel paese.
Basta.
Il treno è super affollato, tempo fa si stava troppo più comodi.
Andatevene tutti affanculo.
Scelta più che comprensibile. Chromewaves, uno dei più anziani, lo ha fatto.
Che la vita sia con lui. Grazie per l'enorme punto di riferimento.
L'amico Enzo (Baruffaldi di Polaroid) pochi giorni fa, in questo articolo, ha fatto notare anche una curiosa coincidenza: lo stesso giorno della chiusura definitiva di Chromewaves, Jason Kottke pubblicava l'articolo dall'eloquente titolo "The blog is dead, long live the blog".
Coscienza collettiva? Probabile.
Insomma moltissimi bloggers oggi sono lì che si chiedono se ne vale ancora la pena e perchè. Ovvio che ognuno saprà trovare le proprie personali risposte.
Per quanto ci riguarda la musica è parte di noi. Comprarla, suonarla, viverla, e perchè no, scriverne, è sempre stato parte di noi. E' così da anni e così sarà, ci auguriamo, ancora per molto tempo.
Se il problema è veramente l'incessabile scorrere delle lancette, cercheremo di adeguarci quel tanto che ci permetta comunque di restare noi stessi.
Quando ci accorgeremo di parlare solo fra noi, forse, smetteremo di rompere le scatole.
Ma non ci giurerei.
Cogliamo l'occasione per augurare a tutti di passare un felice Natale.
State in forma e godetevela. Noi cercheremo di fare lo stesso.
Peace.
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