Benvenuti nel mondo allucinato e surreale di Connan Mockasin. Come una pellicola di David Lynch oppure un quadro di Richard Prince, la musica di questo neozelandese musicista e pittore trapiantato a Londra, è un bel patchwork kitsch di eclettismo, si veda il primo Beck, e acidità malinconica barrettiana. Le sue incursioni oltre i confini del pop, con quel bel suonotto tondo tondo e sta stranissima voce in falsetto, gli conferiscono un posto d’onore di fianco altri incasellabili contemporanei come Ariel Pink, Sufjan Stevens e John Maus.
Nella sua rete colorata sono già caduti pesci grossi come Johnny Marr e i Radiohead e con un secondo album (Caramel) fatto e finito, il ragazzo è pronto per il grande salto.
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