RUDIMENTAL
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L'album di Rudimental (in uscita già questo fine settimana in Inghilterra) è un discreto evento per la radiofonia mondiale. Una raccolta di feeling urbano nato nei sobborghi di Londra ma con quello che si appresta a diventare un ottimo appeal per le masse di ogni dove.
Sebbene in alcuni momenti possa emanare forti odori di clichè (ma in fondo se deve piacere ad un folto pubblico...), trovo che tutto sommato sia un buon lavoro di "intelligenza gestionale".
Questi qua si sono trovati al numero uno delle classifiche per non so quanti mesi con Feel The Love e in pochi giorni sono passati dal completo anonimato alla notorietà più sfrenata, con i club che non guardavano al contante pur di ospitarli in dj set.
Ecco la gestione oculata: poche comparse e altra benzina sul fuoco con Not Giving In.
Ma attenzione, è qui che viene il difficile: gestire un disco in questi casi, quando il nucleo portante, a parte i 2 singoli, non è ancora nè carne nè pesce (perchè questo era dopo l'uscita del secondo singolo), può diventare un arma a doppio taglio.
Se ti lasci andare troppo al pop, rischi un'etichetta condizionante per il futuro, se te la tiri troppo puoi dire addio al suono del contante e al circuito dei locali che contano.
L'idea di far respirare vapori stradali a 360 gradi passando dai diversi stili che il cemento urbano offre (dall'hip hop, alla deep, dall'acid alla jungle) è vincente, quanto meno a livello radiofonico. Un pò quello che stanno facendo i DISCLOSURE (con risultati ancora più notevoli) con meno ampiezza di raggio d'azione musicale, un'operazione che apre notevoli spiragli pop pur non impantanandosi in sputtanamenti già stra-sentiti.
Per questo, già in maggio, infilo Rudimental fra gli album da tenere in bacheca in radio, delimitandone però i confini all'interno di quelle 4 mura di etere. In casa mia, almeno lì, me la posso tirare.
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