L'altro giorno un'amica mi ha chiesto di consigliarle l'album "femminile" dell'anno, qualcosa che potesse renderla fiera di essere donna.
Difficile sbilanciarsi così tanto: il 2012 è stato un anno piuttosto avaro di soddisfazioni musicali per il gentil sesso, nessun personaggio sopra agli altri, tutti album discreti ma niente di veramente eccitante.
Riassumo: personalmente ho apprezzato Fiona Apple e Florence ma non posso dire di averli ascoltati molto, questo perchè, per i miei gusti, ho bisogno di approcci più leggeri e orecchiabili, perdonatemi. Una voce femminile mi deve saper regalare maestosità, sì, ma anche una buona dose di spensieratezza.
L'ultimo di Cat Power? Niente di che, dai.
Adele? stra-prodotta: con una voce così potrebbe sperimentare a piacimento, ma è ancora troppo "gallina dalle uova d'oro" per poterlo fare.
Le interpreti funk (Alice Russell & C.) parlano egregiamente purtroppo una sola ed unica lingua, le variazioni dal tema sono rarissime, quindi accontentano solo una parte ristretta di pubblico, la stessa da anni (non che sia un male!).
Il mainstream arenbi si riempie di cose carine ma spudoratamente banali grazie ai producer che usano lo stesso stampino di successo per tutte (Rihanna ogni tanto si salva...).
D'altra parte il sottobosco indie si orienta esattamente all'opposto, e le cose migliori sono stemperate da un oceano di roba estremamente poco fruibile, brani interessanti ma album difficilmente ascoltabili per intero.
Riassumo: personalmente ho apprezzato Fiona Apple e Florence ma non posso dire di averli ascoltati molto, questo perchè, per i miei gusti, ho bisogno di approcci più leggeri e orecchiabili, perdonatemi. Una voce femminile mi deve saper regalare maestosità, sì, ma anche una buona dose di spensieratezza.
L'ultimo di Cat Power? Niente di che, dai.
Adele? stra-prodotta: con una voce così potrebbe sperimentare a piacimento, ma è ancora troppo "gallina dalle uova d'oro" per poterlo fare.
Le interpreti funk (Alice Russell & C.) parlano egregiamente purtroppo una sola ed unica lingua, le variazioni dal tema sono rarissime, quindi accontentano solo una parte ristretta di pubblico, la stessa da anni (non che sia un male!).
Il mainstream arenbi si riempie di cose carine ma spudoratamente banali grazie ai producer che usano lo stesso stampino di successo per tutte (Rihanna ogni tanto si salva...).
D'altra parte il sottobosco indie si orienta esattamente all'opposto, e le cose migliori sono stemperate da un oceano di roba estremamente poco fruibile, brani interessanti ma album difficilmente ascoltabili per intero.
Fortunatamente grazie alla radio ogni tanto ci passano fra le mani delle piccole bombe che il più delle volte tardano anni ad esplodere in italia (sempre grazie alla lungimiranza dei nostri network - vedi Gotye, in giro dal 2007) e che raggiungono un buon consenso (sia di classifica, sia di mercato) in altri paesi molto prima che da noi.
NADEAH
VENUS GETS EVEN
2012 - Bag Lady Music
Vi risparmio ricerche su internet: in italiano non c'è nulla, si trova qualche notizia qua e là in inglese e soprattutto francese. Per questo la introduciamo noi con una rapida bio liberamente tradotta dalla wikipedia d'oltralpe.
Nadeah (vero nome Nadeah Miranda) nasce a Melbourne (Australia) da padre italiano e madre portoghese/indiana. A 18 anni si trasferisce a Londra, ma dopo aver perso il passaporto durante un soggiorno in Francia, decide di rimanere a Parigi. Inizia così a cantare nei piccoli caffè della capitale e registra un demo che la fa notare in Gran Bretagna dove si reca per proseguire la propria carriera. Firma per Island/Universal, ma in due anni non tira fuori un ragno da un buco, così prova la via della band. Forma i The LoveGods e registra un paio di album e un EP a timbro rock/pop abbastanza classico (e anonimo) con scarso successo.
A seguito di un problema con l'ufficio di immigrazione, Nadeah torna a Parigi e ricomincia a lavorare con i suoi vecchi amici: Katia Labeque, Nicola Tescari e David Chalmin. Poi, finalmente, incontra Marc Collin ed entra a far parte del giro-Nouvelle Vague.
Quello è il suo ambiente. Da lì in poi inizia veramente ad esprimere sè stessa ed il suo talento.
L'album che esce dalla collaborazione con Collin è un piccolo gioiello pop e per un motivo ben preciso: eclettismo allo stato puro.
Emozioni di ogni genere (si passa dal riso al pianto in pochi minuti...), testi intelligenti e musiche miscelate con una vesatilità eccezionale. Soul, jazz, bossa, folk, rock, beat e un sacco di altra roba, democrazia musicale gestita con classe, stile e sorriso sulle labbra, un risultato non facile da ottenere. Leggero ma denso, diverso ma estremamente fruibile anche da un pubblico su larga scala.
Mai sentito? Non è un problema. Di tempo per farlo ce n'è eccome, anche perchè qui in Italia ho i miei dubbi che possa uscire entro breve. Abbiamo l'immediatezza del web e sappiamo tutti come usarla.
Noi, nel nostro piccolo, in radio spingiamo Nadeah dalla scorsa primavera. Oggi girano 5 suoi brani dall'album suddivisi nelle nostre playlist pomeridiane, dalle 14 in poi. Tant'è che chi ci ascolta con assiduità probabilmente riconoscerà le canzoni che postiamo qui sotto (seppur una completamente in acustico) anche se fino ad oggi ne ignorava l'interprete.
Vederla in qualche playlist di fine anno sarebbe una improbabile quanto bella notizia.
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