Che lo stesso album venga ripubblicato da un’altra etichetta dopo appena un’anno è una cosa abbastanza anomala. Che ne venga stravolta la grafica sembra una conseguenza comprensibile. Ma la scelta di cambiare, seppur velatamente, lo pseudonimo dell’artista mi sembra più che mai bizzarro. Solo il titolo e, fortunatamente, il contenuto è rimasto tale: quel melting pot di psichedelia (Cream + Blind Faith) triturata e ricomposta insieme a molecole trip-hop, qua e la attraversate da venature roots per cui, nel recente passato, sono state spese unanimi critiche positive. Un ibrido che sta da qualche parte tra Public Image Ltd e Tricky pescando dal repertorio di Morricone ma anche di UNKLE e Boards of Canada. Un'album dal potenziale pop molto alto che, a livello promozionale, è pesato come un macigno sulle spalle della piccola Invada di Geoff Barrow (Portishead) ottima etichetta ma poco strutturata per la promozione di un prodotto dal piu largo consumo rispetto alla media degli artisti di casa. Ora la Domino non si è lasciata sfuggire l’occasione di dare una seconda chance (per il mercato americano?!) ad un album dalle grandi potenzialità. E’ un’opportunità che pesa, un privilegio inedito, ma Malakai o Malachai se la merita tutta.
>>Malachai - Fading world
>>Malachai - Another Sun
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