26/03/10

HERBERT TRILOGY

- Il ritorno del Re -


Ci vuole un buona dose di incoscienza unita alla totale consapevolezza della propria unicità produttiva per pensare di pubblicare tre album in un anno. Protagonista di questa storia d’altri tempi è Matthew Herbert che non è ne pazzo ne presuntuoso, semplicemente un'artista che se ne sbatte del mercato (l'etichetta è sua) dando adito ad una trilogia concettuale sulla vita.
Il primogenito, ONE ONE, quello dai suoni più eterei e delicati, è uno sforzo produttivo nel senso più estremo del termine: in fase di registrazione non si è avvalso di nessun collaboratore e musicista, il che significa che il produttore inglese ha suonato e registrato tutto da solo. E nel farlo ha dovuto imparare a suonare diversi strumenti e debuttare come cantante, ciò che “ha reso il processo di registrazione particolarmente straziante”. Ma non si direbbe.


La due parti successive della trilogia promettono di essere altrettanto avant-garde. Il secondo ONE CLUB arriverà due mesi più tardi, verso la metà di Giugno. In questo caso i campioni utilizzati per l'album sono stati tutti registrati in una notte all’interno del club Robert Johnson di Francoforte, in Germania, nel settembre 2009. Matthew ha rivolto i microfoni verso il pubblico collezionando una pletora di suoni organici: musica, baci, risate, squilli di cellulare, conversazioni private. Nemmeno i sevizi igienici sono stati risparmiati. Si prennuncia più muscolare del precedente: da ballo.


La trilogia si concluderà in settembre con l'album più discusso, ONE PIG (di cui abbiamo già parlato in precedenza), che sarà interamente composto da suoni di un maiale. Non un maiale qualunque bensì un maialino adottato e seguito in ogni sua fase di crescita, morte e macellazione proprio da Herbert. A livello promozionale dovrebbero bastare le feroci polemiche fatte di botte e risposte tra Herbert e gli animalisti della PETA.



Ad oggi possiamo sottoporre alla vostra curiosità solo il video del primo singolo estratto “Leipzig” (Lipsia): suoni tondi e vellutati che ci trasportano in un mondo inquietante e solitario tra una visione personale vicina all’estetica di Salvatore Dalì catapultato nel Flash Gordon di Mike Hodges.
Really insane!!

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