The Roots
Rising Down
Def Jam - 2008
Recensione n. 76 / 2008
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Philly (al secolo Philadelphia) ha sempre saputo tenere alto il livello qualitativo delle vibrazioni hip hop che ne fuoriuscivano, soprattutto grazie a gruppi di indubbie qualità artistiche come i Roots.
Il 2008 poteva essere l’anno del riscatto da The Game Theory, un flop commerciale datato 2006, ma le carte da giocare con l’ottavo album in studio, Rising Down, sono obbiettivamente non molte, soprattutto per lo strano taglio che gruppo e produzione hanno deciso di dare. Dopo essere riusciti nel difficile compito di farsi amare, nel corso degli anni, dalle teste hip hop più convinte (quelle che sostenevano che il rap non potesse assolutamete essere “suonato” da una vera band di musicisti), dopo quindici anni di onorata carriera (del 1993 il loro primo e bellissimo album Organix), ?uestlove e compagnia decidono improvvisamente di strizzare l’occhio al mainstream, però come lo farebbe qualcuno che non si trova a proprio agio a suonare agli MTV Music Awards. Il risultato galleggia in un limbo piuttosto inconsistente: ancora troppo legato alle proprie origini per poter essere considerato con disinvoltura fra i danarosi cieli dell'hip hop più commerciale e, allo stesso tempo, altrettanto lontano dalla frangia dei fans più fedeli, abituati ad un suono non necessariamente più ruvido, ma comunque più compatto e trasversale. Molti i passi falsi, a partire dalle troppe collaborazioni (una su tutte quella con Patrick Stump nel brano peggiore dell’album, Birthday Girl) che distraggono l’ascoltatore invece di puntare l’attenzione sul bel flow e la timbrica vocale di Black Thought. Non mancano comunque episodi di alto livello come la titletrack, con il bell’apporto lirico di Mos Def, o la quadrata ed essenziale 75 Bars (Black’s Reconstruction) (vedi cattivissimo video ed mp3 allegati), le tracce insomma in cui i Nostri fanno quello che hanno sempre fatto. Non si tratta certo di un album brutto, ma dai Roots ci si aspetta molto di più di un prodotto mediocre, specialmente viste le perle a cui ci hanno abituati.
Il 2008 poteva essere l’anno del riscatto da The Game Theory, un flop commerciale datato 2006, ma le carte da giocare con l’ottavo album in studio, Rising Down, sono obbiettivamente non molte, soprattutto per lo strano taglio che gruppo e produzione hanno deciso di dare. Dopo essere riusciti nel difficile compito di farsi amare, nel corso degli anni, dalle teste hip hop più convinte (quelle che sostenevano che il rap non potesse assolutamete essere “suonato” da una vera band di musicisti), dopo quindici anni di onorata carriera (del 1993 il loro primo e bellissimo album Organix), ?uestlove e compagnia decidono improvvisamente di strizzare l’occhio al mainstream, però come lo farebbe qualcuno che non si trova a proprio agio a suonare agli MTV Music Awards. Il risultato galleggia in un limbo piuttosto inconsistente: ancora troppo legato alle proprie origini per poter essere considerato con disinvoltura fra i danarosi cieli dell'hip hop più commerciale e, allo stesso tempo, altrettanto lontano dalla frangia dei fans più fedeli, abituati ad un suono non necessariamente più ruvido, ma comunque più compatto e trasversale. Molti i passi falsi, a partire dalle troppe collaborazioni (una su tutte quella con Patrick Stump nel brano peggiore dell’album, Birthday Girl) che distraggono l’ascoltatore invece di puntare l’attenzione sul bel flow e la timbrica vocale di Black Thought. Non mancano comunque episodi di alto livello come la titletrack, con il bell’apporto lirico di Mos Def, o la quadrata ed essenziale 75 Bars (Black’s Reconstruction) (vedi cattivissimo video ed mp3 allegati), le tracce insomma in cui i Nostri fanno quello che hanno sempre fatto. Non si tratta certo di un album brutto, ma dai Roots ci si aspetta molto di più di un prodotto mediocre, specialmente viste le perle a cui ci hanno abituati.
(Mp3) The Roots - 75 Bars (Black’s Reconstruction)
The Roots - 75 Bars (Black's Reconstruction) Video
Frequenze Warning: Visti i contenuti, sconsigliamo la visione
del video alle persone più impressionabili.
Marco Rota
1 commento:
Grazie per la video-precisazione!
:)
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