Nell'anno di grazia 1981, vedeva la luce uno stravagante album di un duo proveniente da una colonia africana sulla luna. Brian Eno e David Byrne costruirono (probabilmente senza esserne pienamente consci) una fantasiosa impalcatura tecnica su cui, da allora, poterono salire moltissime band a venire: My Life in the Bush Of Ghosts era sostanzialmente un album di World music, ma la presenza di elementi Funk, Rock, elettronica e soprattutto una miriade di pazzie miscelate (pop egiziano, voci di cantanti libanesi, samples di programmi radio) e l'aiuto di alcuni manici dell'epoca (Bill Laswell, David Van Tieghem e il Talkin' Head Chris Frantz su tutti) lo resero una pietra miliare della produzione di entrambi. L'Africa nera, il diafano suono Euro/Americano e i chip potevano convivere, da allora si ebbero le prove. La dimostrazione delle influenze di quell'album e dei pensieri musicalmente globalizzanti di Byrne sulle produzioni odierne sono rintracciabili, con variabili stilistiche più o meno accentuate, in Akron Family, Vampire Weekend, Ruby Suns, Foals, Yeasayer e, non per ultime, nei Dodos. Un duo californiano con una fortissima urgenza espressiva, che, dal loro secondo album, Visiter (il primo con distribuzione decente - Wichita/French Kiss) si può intuire, ma che esplode senza alcuna remora dal vivo. E' in quella sede che i due danno il meglio e questo non può essere che confortante: in fondo gli studi di registrazione sono una bellissima maschera per chiunque. Il fulcro africano è il batterista, Logan Kroeber, un viso pallido come il cognome tedesco che porta, che suona come un ghanese trapiantato sulla West Coast. La sua controparte è il chitarrista Meric Long, melodie esoticamente abbronzanti, mischiate con impeti acustici rabbiosi che spesso ricordano, permettetemi, Violent Femmes su tutti. Meglio by-passare la stra-sbandierata somiglianza con Iron and Wine anche se veritiera in alcuni passaggi. Riviste e siti ci giocano un pò troppo e i Dodos stessi l'hanno scritta a chiare lettere addirittura su myspace...Proviamo con coordinate diverse: Africa nera a parte, dico Tilly and the Wall e un Devendra Banhart senza la pericolosa variante-assopimento che lo contraddistingue: la propulsione di certe ritmiche di Kroeber, infatti, sa certamente come mantenere alta la soglia del sonno. Il pregio più grande di Visiter, e di molti altri album indie-world-oriented di recente produzione (vedi artisti sopra nominati), è una scorrevolezza prettamente estiva, che si fonde con le giornate di Luglio e Agosto entrandone a far parte senza la minima difficoltà. Album da tirare fuori con i primi bermuda e impacchettare con l'arrivo dei freddi settembrini. E poi, parliamoci chiaro: in fondo, con una chiave di lettura un pò diversa, rimangono ottimi presupposti per interessarsi definitivamente alle radici di un genere che ha sempre avuto nella stravagante mente di David Byrne (foto a sinistra) un enorme e variopinto crocevia di stili.
Da Visiter
(Mp3) The Dodos - Fools
(Mp3) The Dodos - Red and PurpleDa Visiter
(Mp3) The Dodos - Fools
Da Beware Of The Maniacs
(Mp3) The Dodos - Men
Video: The Dodos - Fools
5 commenti:
Spaccano il culo!!!!!
Ciao ragazzi.
Vi ricordo 2 agosto all' hana-bi di marina di ravenna...SYBIANN live...gratis......bzzzzzzzz (da non perdere)...www.myspace.com/sybiann
aho ragà, va bene indipendenti, ma i nomi!!!
ROBERT dico Robert Byrne?
mah...
@Pulse:
Nel post si parla di David Byrne, quindi perdonami ma non capisco a cosa ti riferisci.
Ok, ho capito a cosa ti riferisci. Un lapsus. Mi sembra ovvio nel contesto del post, non trovi?
Grazie per la segnalazione.
massì, scusa, forse troppa enfasi!
è che david è david...
grande che hai corretto
buone cose e avanti così!!
ciao
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