[1000] Grazie alla berlinese K7! che la ospita nei propri uffici, torna sul mercato la mitica Strut Records. L’etichetta londinese che, fino alla chiusura nel 2003, era considerata una piccola Souljazz, impegnata a riscoprire e ristampare gemme afrobeat, old school rap e rare groove di inestimabile valore. Un ritorno in grande stile quindi, celebrato, con un nuovo capitolo – il terzo - della seminale serie “DISCO NOT DISCO” (l’alternativa piu seria ai "NEW YORK NOISE") maggiormente orientata all’influenza che le derive punk esercitarono sulle produzioni disco sperimentali dell’epoca. Quello che oggi potremmo tranquillamente chiamare electro. La missione di questa serie è quella di scoprire e rilanciare classici e rarità di questa scena (Post Punk/No Wave/Underground Disco) nata a cavallo dei 70/‘80; in particolare quest’ultimo racchiude brani dal 1974 al 1986 spaziando fra i classici delle scena newyorkese (Konk e i Material di Bill Laswell), la prima elettronica di Detroit, salutari dosi anglosassoni (Shriekback) senza escludere chicche dei pionieri nippo (Yellow Magic Orchesta) e dei collettivi prog seventies (Isotope). La confezione, un lussuoso digipak, contiene anche un booklet con note di Bell Brewster, l’autore di “Last Night a DJ Saved My Life” (la sacra bibbia di tutti i djs) e rare fotografie. Con ben due volumi alle spalle (chi li ha se li tenga ben stretti), in cui trovavano spazio band all’epoca sconosciute, quali The Rapture e LCD Soundsystem, “Disco Not Disco“ è diventato un vero e proprio termine rappresentativo di un intero genere.
1 commento:
Blog figata
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