Se può farvi piacere ritrovarci a scrivere di musica su un blog apparentemente chiuso, per di più musica italiana (merce rara su queste pagine) e indigena (sarà capitato 20 volte in 10 anni) è lui che dovete ringraziare.
Paolo Gradari, in arte John Cazale, gran mastro di fiati.
Leader di un collettivo da infarto in procinto di pubblicare (il 21/09, nrd.) il disco local che stavo aspettando, più o meno, da sempre.
Leader di un collettivo da infarto in procinto di pubblicare (il 21/09, nrd.) il disco local che stavo aspettando, più o meno, da sempre.
E noi con lui, definitivamente rapiti dal suo mood creato impastando chitarre cinematiche con la sabbia del deserto, sfumando ritmi vellutati con sincopi jazz, corrompendo i suoni post del suo bagaglio musicale con la sensibilità noir dei nuovi compagni di viaggio.
Cosi la fusione tra la componente etno e venature trip-hop è pressoché assoluta fin dall’opener “Nottambuli”, una perla misteriosa senza evidenti difetti.
Stesso discorso per il secondo estratto, la notturna (a dispetto del video), calda e polverosa “Old School”: raramente jazz da camera e post-rock sono stati così soavi e perfettamente miscelati.
Di qui è tutto un crescendo, tra alti e altissimi, senza cali d'ispirazione, fino alla settima e conclusiva traccia di This Is This; album dal potenziale importante per il panorama nazionale, che allo stesso tempo non ha motivo di porsi significativi confini geografici.
Per ora ascoltateli in penombra, magari sdraiati e in totale silenzio, buon viaggio.
Grande musica.
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