25/07/14

JUNGLE - JUNGLE

- Frequenze Reviews -

Il problema di chi ha alle spalle parecchi chilometri di musica è, molto spesso, quello di non riuscire ad apprezzare veramente le novità che gli si palesano davanti.

Arrivano i confronti, i paragoni, le paranoie, i viaggi.

Ci si dimentica che la musica è musica. Che la musica attinge da sè stessa dall'alba dei tempi. "Assomiglia a" lo dicevano già negli anni '50.

Cosa diversa invece è mantenere le orecchie fresche, giovani. E' un esercizio che bisognerebbe fare sempre.

Distrarre i pensieri, entrare nell'ascolto dalla porta che apre l'artista, lasciarsi guidare dall'istinto.....come diceva Seymandi nella sigla del Superclassifica Show: "sono il gatto sul tetto che ascolta...tutto come fosse la prima volta".

Questa intro per dirvi cosa è successo ieri sera quando ho ascoltato finalmente per intero il disco dei Jungle, due paraculissimi produttori inglesi che sanno bene come arruffianarsi il popolino del web, lasciando chicchi gustosi alla portata di tutti, nascondendosi subito dopo.

'Sti due mi hanno fatto gasare di brutto. E' decollato subito il teorema del confronto. Io poi nasco dal soul e dal funk, m'è partito il cervello come uno Shuttle a Cape Canaveral.

Dopo il primo giro ho azzerato. Alt.
Proviamo a mente libera.

Mi hanno distrutto.
Non puoi non farti coinvolgere da un disco simile.
Ha tutte le caratteristiche del disco pop istruito e di successo: le melodie ti fregano, sono accattivanti, è lì che chi ha già ascoltato qualche disco deve rimanere più positivo, senza tanti confronti per la testa (ascoltare tutto come fosse la prima volta, Seymandi signori. Lo diceva più di 30 anni fa. Che boss...).

Il disco è figo, non c'è che dire.
Illuminato da una penombra soffice, fatta di bassi rotondi e synth dolci come il cioccolato.

Ecco: cioccolato al latte. Due inglesi bianchi come il latte che giocano con una musica nera come il cioccolato.
Gli inglesi sono artisti in questo. Cazzo, dagli anni '60: Beatles, Cream, Rolling Stones, Yardbyrds, Led Zeppelin, prendevano la musica nera e la frullavano col pallore d'Albione.

Questi fanno uguale: c'è una sorta di revisionismo funk che permea tutto il lavoro, il tuo culo si muove, il piede batte. Senti l'odore della pista da ballo, della tipa che ti struscia il fianco, senti il sudore coperto dal profumo, l'ormone che esce dalla scollatura...

E' un disco da far scorrere, da godere. I due stronzi ci sanno fare. E' inutile star li a guardare a chi strizzano l'occhietto, non ha senso. Hanno ragione loro: "Feel the Heat", fatti scaldare, fine.

E' un disco che fa ballare le donne (e gli uomini di conseguenza), ecco il segreto.

Dopotutto questi 2 non vogliono fare altro che farvi muovere. Date un'occhiata ai video: bimbi, vecchi, giovani, bianchi, neri.....che ballano. Non c'è altro (se non qualcosa di molto simile a TV on the Radio - lasciatemi questa come coordinata velocissima - nei momenti più emotivi, ma come colto "lato B" passa sereno).

E dopo XX e Disclosure, anche i 2 Jungle, nascosti dalla loro nebbia mediatica (volete saperlo? non si fanno vedere perchè sono bruttini.....e quando non hai il fisico ti tocca usare il cervello per colpire le masse) si apprestano ad attivare l'audience mondiale fuori dalla finzione web, con una band di tutto rispetto alle spalle: percussioni, chitarre, coristi, coriste e ballerini.
The Jungle Show (visto Glastonbury?).

In un mondo ormai orfano di LCD Soundsystem (quel giorno Murphy ha ucciso milioni di persone, accidenti a lui......), ogni condimento alla pappa da ballo è benvenuto. La gente ha bisogno di contorno.

Sinceramente credo non sbaglieranno un colpo.
Anzi mi prenoto per la prima data utile in Italia.
Sono certo che verranno presto. Glielo si legge in faccia (e altrove) che la tagliatella fa parte del loro Dna.......forse più di George Clinton.








In allegato anche il remix di Time affidato all'amico producer Lxury (altro inglesino on hype):

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