Ricordo di avere ascoltato per la prima volta i De La Soul quando facevo le elementari. Mio zio aveva comprato la rivista Max, e allegata c'era una cassetta con il meglio dell'hip hop uscito all'epoca.
"Tò, tieni, tanto sennò la butto via". I rapper neri e nerboruti fissavano minacciosi dalla copertina questo mocciosetto bianco e italiano che infilava imbarazzato la cassetta nel mangianastri.
Il pezzo "Ring Ring Ring" dei De La Soul era l'unico che nella compilation non mi intimoriva, non sapevo dire bene perchè.
Chiesi a mio zio di comprarmi qualcosa di loro, e lui andò da Moriconi, negozio di dischi ed elettrodomestici del paese, e mi portò a casa "3 Feet High".
Ascoltandolo oggi, capisco perchè mi sentivo più a mio agio coi De La Soul piuttosto - che so - con i Public Enemy. La copertina, ad esempio, non ha niente a che fare con la Old School dell'hip hop, quanto semmai con le copertine coloratissime e freak dei tardi anni '60.
Non c'è niente di violento o minaccioso in questa musica, semmai c'è del divertimento genuino e anche nei pezzi più seri regna un'intelligenza che non è mai boriosa nè pretenziosa.
E forse proprio ciò che trovo interessante in "3 Feet High and Rising" adesso, da (pseudo) adulto quale sono, è che in mezzo alle robe sexy come "Jenifa Taught Me" e la positività di "D.A.I.S.Y. Age" ci sono alcune affermazioni dure circa la realtà della vita nelle parti peggiori delle peggiori città d'America. C'è una saggezza tutt'altro che stagnante che pervade l'album, significativa oggi come 20 anni fa, una assennatezza che ha portato l'allora giovane genere hip-hop in un mondo dove non era mai stato. Tutto il lavoro rimane una vera pietra d'angolo implicante sia la cultura nera, sia quella bianca; un messaggio di pace e di amore a cui le comunità rap e hip hop non riuscirono più ad avvicinarsi.
3 Feet High, come altri grandi album del periodo, mostra inoltre anche le infinite possibilità del "sampling". Credo che non ci sia nemmeno uno strumento in presa diretta, e l'album è talmente zeppo di campioni di brani - da Ennio Morricone ai Surfaris - che forse dovrebbero dedicare una "Musipedia" solo ai De La Soul.
E poi, è bello ascoltare dopo tanto tempo un disco che non sia caduto nella risacca tronfia e prevedibile del gangsta rap, che non sia tutto un "fuck ya sista", "shag yo mama", "kill yo' broda". Insomma, è un disco intelligente, solare e divertente. Roba che farebbe innamorare qualunque marmocchio bianco.
Claudio Cavallaro
Mp3
De La Soul - Say No Go
2 commenti:
A chi può interessare, qualche sample usato in questo album:
# Buddy (1989) samples Taana Gardner's Heartbeat (1981)
# Eye Know (1989) samples Otis Redding's The Dock of the Bay (1968)
# Eye Know (1989) samples Steely Dan's Peg (1977)
# Ghetto Thang (1989) samples The Blackbyrds's Rock Creek Park (1975)
# Me Myself and I (1989) samples Funkadelic's (Not Just) Knee Deep (1979)
# Potholes in My Lawn (1989) samples Eric Burdon and War's Magic Mountain (1970)
# Potholes in My Lawn (1989) samples Melvin Bliss's Synthetic Substitution (1973)
# Potholes in My Lawn (1989) samples Brother Soul's Cookies (1974)
# Say No Go (1989) samples The Turtles's I'm Chief Kamanawanalea (We're the Royal Macadamia Nuts) (1968)
# Say No Go (1989) samples Detroit Emeralds's Baby Let Me Take You (In My Arms) (1972)
# Say No Go (1989) samples Sly Stone's Crossword Puzzle (1975)
# Say No Go (1989) samples The Emotions's Best of My Love (1977)
# Say No Go (1989) samples Hall & Oates's I Can't Go for That (No Can Do) (1981)
# The Magic Number (1989) samples Syl Johnson's Different Strokes (1969)
# The Magic Number (1989) samples Bob Dorough's Three is a Magic Number (1973)
# The Magic Number (1989) samples Led Zeppelin's The Crunge (1973)
# Transmitting Live From Mars (1989) samples The Turtles's You Showed Me (1968)
Sono pochissime le cadute di stile dei DeLa nel corso della loro lunga carriera. Ed anche in quel caso niente di eccezionalmente grave.
Idolissimi.
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