Nella prima metà degli anni Settanta Bowie aveva anticipato tutti i trend, indossando i panni di camaleontico musicista folk, poi hard rock, infine profeta del plastic soul. Da Major Toni a Ziggy Stardust, da Halloween Jack al Sottile Duca Bianco, una carrellata di personaggi e maschere aveva celato la sua vera personalità. Fino a quando nel 1975, in preda ai demoni della cocaina e a una paranoica ossessione per l'occulto, fuggì da Los Angeles per dirigersi con Iggy Pop a Berlino - la Berlino di Isherwood e dei fumosi cabaret, quella "città fatta di bar in cui la gente triste può andare a ubriacarsi" - in cerca di anonimato e di nuovi stimoli. Per Bowie, affascinato dall'arte espressionista e dalla musica kosmische, dalla devastazione della guerra e dall'atmosfera di sbiadito glamour che la pervadeva, Berlino, divisa dal Muro al confine tra l'Est comunista e l'Occidente capitalista, era "tagliata via dal suo mondo, dalla sua arte, dalla sua cultura, agonizzante e senza alcuna speranza di risarcimento". Lì, insieme a Brian Eno, Tony Visconti, Robert Fripp, diede vita a tre album sperimentali, oscuri e intrisi di alienazione, ormai entrati nella leggenda: "Low", "Heroes" e "Lodger", che con la loro sintesi di avanguardia elettronica, rock'n'roll e world music hanno aperto la strada alla new wave, al synth pop e al movimento New Romantic degli anni Ottanta, influenzando intere generazioni di musicisti, dai Joy Division ai Duran Duran, dai Depeche Mode agli U2.
In questo libro di 336 pagine, edito in Italia da Arcana, il giornalista inglese Thomas J. Seabrook ci racconta quella Berlino, piu di una volta, crocevia preferito per i destini del rock.
In questo libro di 336 pagine, edito in Italia da Arcana, il giornalista inglese Thomas J. Seabrook ci racconta quella Berlino, piu di una volta, crocevia preferito per i destini del rock.
La seconda proposta di giornata ci arriva ancora da un giornalista britannico, tale Mark "Snowboy" Cotgrove. In 290 pagine analizza l'evoluzione della club culture a braccetto con la black music: un viaggio a partire dagli anni 70' fino alla metà dei 90' con l'esplosione del cosidetto Acid Jazz. Un sottogenere di maestranza esclusivamente britannica che rielaborò, incorporando elementi dal jazz, funk e soul, il concetto di fusion, puntando sull'integrazione di numerosi altri elementi musicali contemporanei, soprattutto l'hip-hop. Ma contrario a quella tendenza del rap che su basi jazz giocava con le parole. Il vero interesse stava nella componente musicale. Papale papale: doveva far muovere il culo. Per questo piacque tanto alla generazione degli ex ravers sulla trentina ancora desiderosi di farsi trasportare dal ritmo.
Ecco 4 un'assaggi di tempi andati. Non li rimpiango con nostalgia ma sono canzoni che mi ha fatto un certo effetto riascoltare.
Guru - No time to play //1993
Arrested Development - Ease my mind //1994
Brand New Heavies - Have a good time //1994
Omar - Golden brown (Stranglers cover) //1997
Conoscendo le dinamiche del blog, il secondo libro non interesserà nessuno a parte il sottoscritto. D'altronde l'estate è anche la stagione di notizie apparentemente inutili . Pazienza. Certo, meglio un libro del bollettino sul traffico o sui rimedi per le scottature......
Hastal vuego, amici.
Libri in borsa, oggi si và al mare!
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