Io a quella roba chiamata "Brit Pop" non ci ho mica mai creduto molto. A parte il primo disco degli Oasis - che nella mia testa suonavano come un incredibile matrimonio tra i Sex Pistols e i Fab Four, e per questo li soprannominavo "Sex Beastles" - e il loro singolo apripista "Supersonic", guardavo il resto della produzione inglese di quegli anni con molta circospezione.
Eccetto i Teenage Fanclub, e il loro disco Grand Prix.
Correvano per me i primi anni di liceo, Kurt Cobain era un cadavere ancora tiepido, e il mondo rock si divideva per lo più in due filoni:
1. Quelli che perseveravano nella sofferta formula nirvaniana "strofa calma / ritornello peso", risultando spesso poco credibili (a parte sporadici casi - vedi "Creep"..)
2. E quelli che rispolveravano il vecchio pop albionico dai capelli a scodella, immergendolo in malinconie edonistiche e un po' vacue modello Smiths, Stranglers o Jam, a seconda dei casi.
I Teenage Fanclub erano, in mezzo a tutto questo, un'anomalia. Anche se la critica li faceva rientrare a piacimento nell'uno o nell'altro filone - che il disco fosse il ruvido "Bandwagonesque" o il morbido "Thirteen" - i Teenage Fanclub differivano da tutto questo per un motivo molto semplice: invece di spendere la maggior parte delle loro energie alla ricerca del look giusto, si dedicavano a scrivere canzoni pop della miglior specie. Quando mi capitò tra le mani il primo estratto "Sparky's Dream" fui subito preso da fremiti di piacere, completamente rapito dalla sua melodia radiosa e da quelle chitarre semiacustiche che ringhiavano dorate, calde e morbide. Ho passato tutto quell'inverno ascoltando quel pezzo ogni giorno, maniacalmente, cercando di carpire il segreto di tanta giovane bellezza: fu così che entrai a far parte a tutti gli effetti del Fanclub dell'Adolescenza. Fu per colpa di questo disco che misi un attimo da parte la "Teenage Angst" di gruppi come Nirvana, Pixies e Stooges, e fu sempre grazie a lui che (ri)scoprii artisti come Big Star, Byrds, Who e Neil Young. Il resto è storia. Di tutti quei gruppi Brit che monopolizzavano le copertine dell'NME è rimasto davvero poco oggi. Sono per lo più un pallido ricordo da tirare fuori come un vecchio album di fotografie per qualche nostalgico revival, proprio come si fà con la musica dance anni'80.
Ma i Teenage Fanclub resistono.
Sono ancora là, in quella Glasgow da sempre prosperosa di duraturi frutti pop, a macinare il loro eterno inno all'adolescenza. E quella macchina da corsa in copertina ha messo in gara un sacco di gente.
Claudio Cavallaro
Eccetto i Teenage Fanclub, e il loro disco Grand Prix.
Correvano per me i primi anni di liceo, Kurt Cobain era un cadavere ancora tiepido, e il mondo rock si divideva per lo più in due filoni:
1. Quelli che perseveravano nella sofferta formula nirvaniana "strofa calma / ritornello peso", risultando spesso poco credibili (a parte sporadici casi - vedi "Creep"..)
2. E quelli che rispolveravano il vecchio pop albionico dai capelli a scodella, immergendolo in malinconie edonistiche e un po' vacue modello Smiths, Stranglers o Jam, a seconda dei casi.
I Teenage Fanclub erano, in mezzo a tutto questo, un'anomalia. Anche se la critica li faceva rientrare a piacimento nell'uno o nell'altro filone - che il disco fosse il ruvido "Bandwagonesque" o il morbido "Thirteen" - i Teenage Fanclub differivano da tutto questo per un motivo molto semplice: invece di spendere la maggior parte delle loro energie alla ricerca del look giusto, si dedicavano a scrivere canzoni pop della miglior specie. Quando mi capitò tra le mani il primo estratto "Sparky's Dream" fui subito preso da fremiti di piacere, completamente rapito dalla sua melodia radiosa e da quelle chitarre semiacustiche che ringhiavano dorate, calde e morbide. Ho passato tutto quell'inverno ascoltando quel pezzo ogni giorno, maniacalmente, cercando di carpire il segreto di tanta giovane bellezza: fu così che entrai a far parte a tutti gli effetti del Fanclub dell'Adolescenza. Fu per colpa di questo disco che misi un attimo da parte la "Teenage Angst" di gruppi come Nirvana, Pixies e Stooges, e fu sempre grazie a lui che (ri)scoprii artisti come Big Star, Byrds, Who e Neil Young. Il resto è storia. Di tutti quei gruppi Brit che monopolizzavano le copertine dell'NME è rimasto davvero poco oggi. Sono per lo più un pallido ricordo da tirare fuori come un vecchio album di fotografie per qualche nostalgico revival, proprio come si fà con la musica dance anni'80.
Ma i Teenage Fanclub resistono.
Sono ancora là, in quella Glasgow da sempre prosperosa di duraturi frutti pop, a macinare il loro eterno inno all'adolescenza. E quella macchina da corsa in copertina ha messo in gara un sacco di gente.
Claudio Cavallaro
TEENAGE FANCLUB
"Sparky's dream"
"Have you ever seen the rain"
(Creedence cover)
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