02/04/09

JUDEE SILL - "ABRACADABRA: THE ASYLUM YEARS"

- Frequenze Old School -


Ogni volta che sto per ascoltare Judee Sill corro in bagno a prendere dei cottonfiok: ho sempre l'impressione che le mie orecchie siano troppo sporche per accogliere la sua musica.
Judee Sill è un totale mistero. E' inspiegabile come una vita violenta e disperata come la sua abbia potuto dare vita a composizioni così imbevute di luce e di speranza, a canzoni di redenzione così pure e celestiali. Per avere una vaga idea, immaginati uno stupefacente ibrido femminile tra Nick Drake, Brian Wilson e Johann Sebastian Bach.
Innanzitutto, un tempo e un luogo. E' l'alba degli anni '70, Los Angeles.
Più precisamente Laurel Canyon: il piccolo borgo che darà i natali al nuovo cantautorato di gente come Joni Mitchell e James Taylor. La molle e assolata vallata dei sogni interrotti, con le sue piscine vuote e le sue acquasantiere colme di cocaina da cui sgorgherà quel soft-rock che monopolizzerà le classifiche per quasi tutto il decennio. Tornando a Judee, un giovane e intraprendente David Geffen, appena la ascolta, decide di fondare un'etichetta - la Asylum - apposta per poter condividere col mondo la sua musica. Ma il mondo non accoglie questa immensa artista che scrive, orchestra e produce i suoi stessi pezzi.
Le sue canzoni sono troppo inusuali per potere avere qualche possibilità di successo. Le sue composizioni sofisticate - che si muovono con impalpabile grazia tra folk, country, jazz e musica classica - e i suoi arrangiamenti audaci sono troppo "oltre" lo standard pop e i suoi testi comunicano un desiderio così fervente e religioso di salvezza da risultare troppo stridenti per le classifiche dei fatui, decadenti primi anni '70.
Quando penso a pezzi come "Down Where The Valleys Are Low", "Lady-o" o l'incommensurabile e prodigiosa "The Kiss" mi appaiono come squarci di sole in un cielo troppo scuro: Judee morirà per overdose di lì a poco, in completa solitudine.
Viene quasi da pensare che fosse quasi predestinata ad una fine tanto tragica. Dopo tutto, come cantava in "Jesus was a Crossmaker" (la sua unica hit), "Gesù era uno che costruiva croci", come a dire "certe cose uno se le chiama".
Dovrei scrivere almeno altre quattro cartelle a proposito di questa immensa Artista, ma per questioni di spazio mi fermerò a questa breve introduzione. Quello che consiglio è di procurarsi "Abracadabra", un doppio cd che riunisce, insieme a una valanga di bonus tracks, i due dischi usciti per la Asylum: l'esordio omonimo e il secondo e ultimo "Heart Food" (senza contare "Dreams Come True", che raccoglie i demo per un terzo disco che non vide mai la luce, recentemente remixati da Jim O' Rourke).
Mi raccomando: fai entrare Judee Sill nella tua vita.

Claudio Cavallaro


Judee Sill - Crayon Angel

Fleet Foxes - Crayon Angels (Judee Sill cover)


Judee Sill - There's a Rugged Road



2 commenti:

Ste ha detto...

Heart Food capolavoro!

Simo ha detto...

Judee Sill è stata una delle compositrici più grandi dei '60. La sua voce è pura magia. Da avere tutto di lei. Grande segnalazione Claudio!

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