Se i Sex Pistols avessero avuto una cosciente proiezione di quello che sarebbe successo trent’anni dopo il loro secondo singolo “God Save The Queen”, probabilmente avrebbero optato per un meno ironico e decisamente più preoccupato titolo tipo “God Save The Record Stores”. Si perché a questo punto soltanto Dio potrebbe arginare il disastro culturale ed economico che sta investendo i nostri amatissimi negozi di dischi.
E’ un tema che è già stato in parte trattato qui su Frequenze, ma con i dati alla mano la situazione sembrerebbe ulteriormente peggiorare e la cosa non può che dispiacerci per una serie di motivi diversi. Principalmente perché per ogni buon appassionato musicale che si rispetti, il rapporto con il negoziante e l’inevitabile scambio di idee musicali ed opinioni è FONDAMENTALE. Immaginatevi, per capirci, una domenica sera a caso in cui i tifosi per qualche strana e misteriosa condizione non potessero discutere animatamente della giornata calcistica appena conclusasi. Il calcio perderebbe probabilmente il 90% del suo fascino (e parlo da assoluto non tifoso).
Altro aspetto davvero importante è quello di poter toccare con mano ciò che vorremmo comprare e vi prego di permettermi di dire che è totalmente diverso da un freddo acquisto su un Amazon a caso.
La Stampa di venerdì 20 Marzo riporta che i negozi presenti sul territorio italiano nel 2007 erano circa 3000. Nel 2008 sono scesi del 25%, cioè i sopravissuti alla strage sono stati solo 2200 punti vendita. Il fenomeno spaventoso non riguarda solo il classico negozietto poco fornito di provincia ma veri e propri colossi, italiani e non.
Nannucci, il famoso store di Bologna, da aprile chiuderà i battenti del punto vendita di via Oberdan dopo 73 anni di attività, per rimanere solo un negozio on-line. Soltanto bit…nessun bancone di legno. Nessun Mario Nannucci in carne ed ossa. Nessun granello di polvere sui grandi scaffali.
Stanno chiudendo addirittura alcuni Ricordi Media Store, situazione analoga a quello che sta accadendo negli States, con la chiusura dei Virgin Megastore.
Altri dati forniti sono quelli riguardanti i download da internet che nel 2008 sono incrementati del 37%, ciò significa 7 milioni e mezzo di download in un anno.
Forse stiamo vivendo il prodotto di un buco generazionale, una fascia di età che ha perso ogni tipo di interesse per quella che è la musica ed il poco che ancora si vende dagli scaffali è acquistato da ragazzi dai trent’anni in su. Il jazz e la classica continuano ad essere un genere fuori da ogni discorso di questo tipo in quanto troppo di nicchia e per appassionati che non rinuncerebbero alla qualità audio per una manciata di file di qualità medio-bassa, nonostante i prezzi decisamente superiori dei primi rispetto alla possibilità di ottenere anche gratuitamente (nonostante l’illegalità della cosa) i secondi.
Ciò che spaventa è forse il disinteresse che molti stanno dimostrando per la musica con il rischio che non avvenga alcun ricambio generazionale e che di conseguenza i fruitori dei dischi, prima o poi, siano biologicamente costretti a non poter acquistare più, mettendo definitivamente una pietra sopra a quelli che erano i nostri posti ideali dove poter trascorrere ore ed ore il sabato pomeriggio.
Il 18 aprile a Bologna avremo il nostro italianissimo “Record Store Day”, chiamato per l’occasione “Salviamo i negozi di dischi!”. Se anche non vi trovate nei paraggi e non potete quindi presenziare, qualcosa di buono lo potete ugualmente fare da qualsiasi parte d’Italia: andare in un negozietto e ricominciate a comprare i dischi. Non pretendiamo che spendiate metà dei vostri stipendi. Sarebbe sufficiente un album “ogni tanto”, per permettere (parlando senza alcun tipo di sterile retorica) a chi, in tutto questo ci crede e soprattutto chi di questo sopravvive, di poter continuare.
La musica non è soltanto un passatempo.
E’ un patrimonio culturale e come tale va difeso.
E’ un tema che è già stato in parte trattato qui su Frequenze, ma con i dati alla mano la situazione sembrerebbe ulteriormente peggiorare e la cosa non può che dispiacerci per una serie di motivi diversi. Principalmente perché per ogni buon appassionato musicale che si rispetti, il rapporto con il negoziante e l’inevitabile scambio di idee musicali ed opinioni è FONDAMENTALE. Immaginatevi, per capirci, una domenica sera a caso in cui i tifosi per qualche strana e misteriosa condizione non potessero discutere animatamente della giornata calcistica appena conclusasi. Il calcio perderebbe probabilmente il 90% del suo fascino (e parlo da assoluto non tifoso).
Altro aspetto davvero importante è quello di poter toccare con mano ciò che vorremmo comprare e vi prego di permettermi di dire che è totalmente diverso da un freddo acquisto su un Amazon a caso.
La Stampa di venerdì 20 Marzo riporta che i negozi presenti sul territorio italiano nel 2007 erano circa 3000. Nel 2008 sono scesi del 25%, cioè i sopravissuti alla strage sono stati solo 2200 punti vendita. Il fenomeno spaventoso non riguarda solo il classico negozietto poco fornito di provincia ma veri e propri colossi, italiani e non.
Nannucci, il famoso store di Bologna, da aprile chiuderà i battenti del punto vendita di via Oberdan dopo 73 anni di attività, per rimanere solo un negozio on-line. Soltanto bit…nessun bancone di legno. Nessun Mario Nannucci in carne ed ossa. Nessun granello di polvere sui grandi scaffali.
Stanno chiudendo addirittura alcuni Ricordi Media Store, situazione analoga a quello che sta accadendo negli States, con la chiusura dei Virgin Megastore.
Altri dati forniti sono quelli riguardanti i download da internet che nel 2008 sono incrementati del 37%, ciò significa 7 milioni e mezzo di download in un anno.
Forse stiamo vivendo il prodotto di un buco generazionale, una fascia di età che ha perso ogni tipo di interesse per quella che è la musica ed il poco che ancora si vende dagli scaffali è acquistato da ragazzi dai trent’anni in su. Il jazz e la classica continuano ad essere un genere fuori da ogni discorso di questo tipo in quanto troppo di nicchia e per appassionati che non rinuncerebbero alla qualità audio per una manciata di file di qualità medio-bassa, nonostante i prezzi decisamente superiori dei primi rispetto alla possibilità di ottenere anche gratuitamente (nonostante l’illegalità della cosa) i secondi.
Ciò che spaventa è forse il disinteresse che molti stanno dimostrando per la musica con il rischio che non avvenga alcun ricambio generazionale e che di conseguenza i fruitori dei dischi, prima o poi, siano biologicamente costretti a non poter acquistare più, mettendo definitivamente una pietra sopra a quelli che erano i nostri posti ideali dove poter trascorrere ore ed ore il sabato pomeriggio.
Il 18 aprile a Bologna avremo il nostro italianissimo “Record Store Day”, chiamato per l’occasione “Salviamo i negozi di dischi!”. Se anche non vi trovate nei paraggi e non potete quindi presenziare, qualcosa di buono lo potete ugualmente fare da qualsiasi parte d’Italia: andare in un negozietto e ricominciate a comprare i dischi. Non pretendiamo che spendiate metà dei vostri stipendi. Sarebbe sufficiente un album “ogni tanto”, per permettere (parlando senza alcun tipo di sterile retorica) a chi, in tutto questo ci crede e soprattutto chi di questo sopravvive, di poter continuare.
La musica non è soltanto un passatempo.
E’ un patrimonio culturale e come tale va difeso.
Marco Rota
9 commenti:
"Immaginatevi, per capirci, una domenica sera a caso in cui i tifosi per qualche strana e misteriosa condizione non potessero discutere animatamente della giornata calcistica appena conclusasi."
ma che cazzo di esempio è questo ?
Un esempio di come qualcuno che prova una forte passione per qualcosa si trovi impedito nel potersi confrontare con quelli che hanno gli stessi suoi interessi.
Grazie per l'interessante intervento, anonimo. Hai subito capito quale fosse il fulcro del discorso.
Caro Marco,
questo è uno dei motivi per i quali non guardo quasi mai i commenti dei blog.
E' avvilente.
Per come sono usati in questo momento dalla stragrande maggioranza della popolazione del web (almeno sui blog musicali - una marea di insulti assurdi, cazzate e obrobri vari), io sarei per abolirli.
Ma chi è che lascia un commento così inopportuno e arrogante?
Andiamo a vedere come si è firmato..
Ah, ma guarda, che sorpresa..
è il solito coraggiosissimo Anonimo.
Peccato però, perchè poter interagire con chi scrive (proprio un altro esempio di ciò che mi è stato criticato gratuitamente, cioè il confronto d'idee)è un mezzo molto potente ed utile.
Certo che servirebbero argomentazioni valide. Solo allora la discussione sarebbe minimamente interessante.
Purtroppo non è stato questo il caso. Pazienza dai...
io trovo insopportabile questa equazione download gratuito = download illegale, quando nella realtà così non è.
Capisco il tentativo di sintesi ma tutto ciò sta creando, anzi ha già creato mostri pazzeschi.
Il discorso, Massimo, era incentrato sui grossi rischi che stanno affrontando i negozi di dischi.
Naturalmente non tutti i download sono illegali (gatuiti o meno), ma anche chi compra comodamente da iTunes pagando il dovuto comunque sta spendendo del denaro in un circuito che rimane estraneo ai negozi. Per cosa poi? Un cd masterizzato di legalissimi mp3.
I files gratuiti condivisi legalmente non interessano il nostro discorso in quanto non rappresentano un bene acquistabile in nessun negozio e per questa ragione non ledono nessuno.
I "mostri" capisco possano essere anche cd a 25 euro, ma se guardiamo bene, possiamo trovare ormai tantissima ottima musica anche a meno di 10 euro.
E mi sembra un prezzo abbordabile da qualsiasi tasca.
Ciao Massimo...
Non saprei dirti Marco, sarà che sono troppo vecchio ormai ma sono almeno 15 anni buoni e abbondanti che non trovo musica che si possa definire almeno ascoltabile e guarda che non sono un nostalgico.
E' dal novanta che la stragrande maggioranza di ciò che viene prodotto fa ...... lasciamo stare, la colpa di tutto ciò è, principalmente, delle case discografiche. MI apre abbastanza normale che ne abbiano risentito anzitutto le vendite.
Su iTunes, beh personalmente non compro lì, troppo cari, un euro e più per un brano mi pare una rapina. Preferisco altri canali più onesti anche se con formule diverse, tipo e-music ma certo questa è questioni di gusti
Mi dispiace tu la pensi in questo modo. Io sono dell'avviso che gli album meritevoli dell'acquisto stiano invece aumentando rispetto a qualche tempo fa.
Qui su Frequenze trovi segnalazioni ottime, scevre di qualsiasi "necessità pubblicitaria" come invece succede per le grandi radio nazionali ed i giornali che camminano a braccetto con le case discografiche. Quindi vere frequenze INDIPENDENTI e di grande qualità.
Io mi sento di consigliarti, per esempio, uno dei miei dischi preferiti del momento, "Keep It Hid" di Dan Auerbach. Poi ho acquistato di recente l'LP dei Crystal Stilts che mi sta dando grandissime soddisfazioni. Solo per citartene due degli ultimissimi mesi. Ce ne sarebbero tantissimi altri.
Prova ad ascoltarli se ne hai la possibilità. Il negozio di dischi verrà inevitabilmente di conseguenza.
Ciao Massimo...buona giornata.
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