11/02/09

SERGE GAINSBOURG - L'HOMME A TETE DE CHOU

- Frequenze old school -

SERGE GAINSBOURG "L'HOMME A TETE DE CHOU"
(1978)

Dopo il primo concept album del 1971 "Histoire du Melody Nelson", il grande Gainsbarre torna qualche anno dopo a raccontare una morbosa storia di sensualità e morte.
"L'Uomo dalla testa di cavolo" parla di un giornalista che si innamora della sciampista di colore Marilou, come narrato in "Chez Max coiffeur pour homme". Il primo tentativo di reggae francese "Marilou Reggae" apre il racconto a uno scorcio di amore colorato e caraibico, bruscamente interrotto quando in "Flash Forward" il protagonista sorprende la sua infedele amata a fare sesso selvaggio con due musicisti (ascoltate in particolare questo pezzo se volete scovare gli Air delle "Vergini Suicide" con 2 decenni di anticipo..).
Dopo il danno, la beffa: Marilou deride e insulta il suo innamorato, che inizia a meditare l'omicidio dopo aver "vomitato alcool e odio" in "Premieres Symptomes" (com'è che si chiamava già quel disco degli Air ?..).
In "Meurtre à l'Extinteur", su un ritmo di percussioni afro, si consuma il delitto: la ragazza viene uccisa con un colpo di estintore alla testa.
In "Marilou Sous La Neige" il giornalista canta una ninna nanna alla sua vittima, coperta dalla neve carbonica dell'estintore (in questo pezzo, invece, con 20 anni d'anticipo potete ascoltare i Belle And Sebastian di "If You're Feeling Sinister"..).
Nel brano finale "Lunatic Asylum", il giornalista si ritrova in un ospedale psichiatrico, convinto che la sua testa si sia trasformata in un cavolo che viene mangiato dal coniglietto di Playboy..
Uscito in piena era punk, "L'Homme A Tete De Chou" viene salutato come un capolavoro nichilista e autodistruttivo. E proprio come Melody Nelson prima di lei, la giovane Marilou è destinata a morire per via della sua prorompente sensualità.
Concludendo, non ho mai capito se ci fosse una morale nelle storie di Gainsbourg.
L'unica cosa che mi viene da pensare è che l'amore non ti salva dal tuo destino.

Claudio Cavallaro


1 commento:

Anonimo ha detto...

Un articolo così ti fa venir voglia di uscire e andare al primo negozio di dischi! Grazie FI!

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