The Phantom Band - Checkmate Savage
2008 Chemikal Underground
2008 Chemikal Underground
The Howling
Burial Sounds
Folk Song Oblivion
Crocodile
Halfhound
Left Hand Wave
Island
Throwing Bones
The Whole Is On My Side
Buy it from Amazon
The Phantom Band Myspace
Mettere d’accordo dei musicisti non è facile. Soprattutto se giovani e con un altissimo grado di cazzonaggine. Questi ragazzi di Glasgow, per esempio, hanno impiegato 5 anni solo per decidere un nome fisso per la band. Alla fine, dopo cambiamenti, indecisioni, esibizioni con cappucci sulla testa, hanno capito che se volevano che il loro messaggio arrivasse più in là dei confini scozzesi bisognava dotarsi di una certa dose di concretezza e, soprattutto, di una identità stabile.
The Phantom Band. Ci voleva tanto? Eppure...
La radice del problema è che quando si ha molto da esprimere è difficile concentrare tutto in un nome. O in un disco. Ma si può fare. Checkmate Savage è il frutto di un lustro speso in sala prove in mezzo a feroci inseguimenti melodici, sessions fatte di idee estemporanee e sovrapposte e lunghe chiacchierate sonore.
In effetti, la prima sensazione che ho avuto con questo disco nelle orecchie è stata proprio quella di ascoltare il perfezionamento di una jam. Una miriade di idee, strumenti che si riconoscono alla prima nota, un grande feeling.
Il krautrock è l’amalgamante. I brani hanno tutti in comune una discreta lunghezza, la ripetitività del groove e un andamento a picchi di pathos, proprio come nella migliore tradizione krauta. Tuttavia c’è molto di più. Come se gli anni e i generi passati prima e dopo il tramonto dei corrieri cosmici avessero realmente insegnato e donato qualcosa a chi suona. Il disco nasconde, infatti, animi diversi che affiorano mano a mano: una passione vera per il folk, un istinto (post)punk non indifferente, l’amore per alcuni grungy sounds (anche gli anni novanta sono serviti a qualcosa, dopotutto) e un gusto west-coast psichedelico che, soprattutto di questi tempi, non guasta affatto.
Vista la notevole accuratezza anche in post/produzione (la Chemikal Underground ha supervisionato più che bene), tutti brani raggiungono un elevato standard qualitativo e una dinamica lodevole, tant'è che il piedino, soprattutto in brani come Throwing Bones, The Howling e Halfhound (dove il riff di chitarra è un omaggio diretto ai Tool), lo si batte più che volentieri. Se a questo aggiungete un Left Hand Wave figlio primogenito di Depeche Mode e Hot Chip, la cavalcata cosmico/africana di Burial Sounds, lo splendore grezzo di Folk Song Oblivion, il richiamo alla tradizione gaelica della melodia di The Whole is on my Side, la kraut-suite di Crocodile (ovvero "Giocatori di Ping Pong in stagno con rane, prima della tempesta") e i quasi 9 minuti della ballata Island, avrete un discone da prima pagina di riviste specializzate.
Il grosso pregio di questo lavoro, a differenza di altri (Animal Collective in primis) è che può arrivare dritto e comprensibile a chiunque: i viaggi che questi signori si fanno sono affascinanti e variegati ma praticabili da ogni orecchio minimamente allenato. Un pregio enorme, che piazza questa band lassù, in alto, dove è un bel po’ che non volava nessuno. Se questo è il linguaggio che continueranno ad usare, ne sono certo, il futuro sarà loro.
Burial Sounds
Folk Song Oblivion
Crocodile
Halfhound
Left Hand Wave
Island
Throwing Bones
The Whole Is On My Side
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The Phantom Band Myspace
Mettere d’accordo dei musicisti non è facile. Soprattutto se giovani e con un altissimo grado di cazzonaggine. Questi ragazzi di Glasgow, per esempio, hanno impiegato 5 anni solo per decidere un nome fisso per la band. Alla fine, dopo cambiamenti, indecisioni, esibizioni con cappucci sulla testa, hanno capito che se volevano che il loro messaggio arrivasse più in là dei confini scozzesi bisognava dotarsi di una certa dose di concretezza e, soprattutto, di una identità stabile.
The Phantom Band. Ci voleva tanto? Eppure...
La radice del problema è che quando si ha molto da esprimere è difficile concentrare tutto in un nome. O in un disco. Ma si può fare. Checkmate Savage è il frutto di un lustro speso in sala prove in mezzo a feroci inseguimenti melodici, sessions fatte di idee estemporanee e sovrapposte e lunghe chiacchierate sonore.
In effetti, la prima sensazione che ho avuto con questo disco nelle orecchie è stata proprio quella di ascoltare il perfezionamento di una jam. Una miriade di idee, strumenti che si riconoscono alla prima nota, un grande feeling.
Il krautrock è l’amalgamante. I brani hanno tutti in comune una discreta lunghezza, la ripetitività del groove e un andamento a picchi di pathos, proprio come nella migliore tradizione krauta. Tuttavia c’è molto di più. Come se gli anni e i generi passati prima e dopo il tramonto dei corrieri cosmici avessero realmente insegnato e donato qualcosa a chi suona. Il disco nasconde, infatti, animi diversi che affiorano mano a mano: una passione vera per il folk, un istinto (post)punk non indifferente, l’amore per alcuni grungy sounds (anche gli anni novanta sono serviti a qualcosa, dopotutto) e un gusto west-coast psichedelico che, soprattutto di questi tempi, non guasta affatto.
Vista la notevole accuratezza anche in post/produzione (la Chemikal Underground ha supervisionato più che bene), tutti brani raggiungono un elevato standard qualitativo e una dinamica lodevole, tant'è che il piedino, soprattutto in brani come Throwing Bones, The Howling e Halfhound (dove il riff di chitarra è un omaggio diretto ai Tool), lo si batte più che volentieri. Se a questo aggiungete un Left Hand Wave figlio primogenito di Depeche Mode e Hot Chip, la cavalcata cosmico/africana di Burial Sounds, lo splendore grezzo di Folk Song Oblivion, il richiamo alla tradizione gaelica della melodia di The Whole is on my Side, la kraut-suite di Crocodile (ovvero "Giocatori di Ping Pong in stagno con rane, prima della tempesta") e i quasi 9 minuti della ballata Island, avrete un discone da prima pagina di riviste specializzate.
Il grosso pregio di questo lavoro, a differenza di altri (Animal Collective in primis) è che può arrivare dritto e comprensibile a chiunque: i viaggi che questi signori si fanno sono affascinanti e variegati ma praticabili da ogni orecchio minimamente allenato. Un pregio enorme, che piazza questa band lassù, in alto, dove è un bel po’ che non volava nessuno. Se questo è il linguaggio che continueranno ad usare, ne sono certo, il futuro sarà loro.
1 commento:
Disco della + A + - + N - !
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