Quando il disco incontra il libro. E non parlo dei reparti “musica” delle librerie, carichi di volumi che raccolgono lyrics, e nemmeno dell’ultima autobiografia della rockstar di turno che sguazza nell’autocelebrazione di se stessa, ma di vere e proprie esperienze narrative di personaggi provenienti dall’universo musicale che si cimentano nella difficile arte dello scrivere. Scrivere romanzi, poesie o racconti con risultati alle volte sorprendenti.
Non vi è dubbio che le prove più convincenti provengano da mostri sacri del “songwriting”, menestrelli e cantastorie già avvezzi per definizione al racconto.
Questi artisti, che sembrano ribellarsi ai tempi del radio edit, cercano nuove vie, nuove valvole di sfogo per la loro creatività, trovandosi così ad esplorare campi espressivi sconosciuti, nella naturale prosecuzione del loro lavoro. Così, vagando tra gli scaffali della nostra libreria preferita, potrebbe capitarci tra le mani Il gioco preferito di Leonard Cohen, superbo esordio letterario e vincitore di svariati premi nei quarant’anni trascorsi dalla sua pubblicazione. Un romanzo che Cohen stesso definisce “…non è solo un libro sull’adolescenza, è un allegoria per un corpo perduto, perfetto, pallido, impossibile, quello che sfugge quando diamo un bacio”, cosa dire, pura poesia.
Un po’ più in la, sulla destra, potremmo imbatterci ne E l’asina vide l’angelo prima letteraria, per ora unigenita, di Nick Cave, che racconta la storia di un ragazzo muto e ritardato in un villaggio rurale nel profondo sud degli Stati Uniti. Il romanzo è valso al cantautore australiano grandi plausi di critica e pubblico, arrivando a scomodare paragoni con autori del calibro di Faulkner.
Posando questo volume potremmo, colpiti dal nome Phil Shoenfelt, raccoglierne un altro e trovarci a maneggiare Junkie Love, vincitore del Firecracker Alternative Books Awards nel 2002 e definito dal defunto Nikki Sunden come “Il miglior romanzo sull’eroina dai tempi di Burroughs”. Siamo a Londra, nella Camden Town anni 80’, il protagonista Phil è un ex tossico alla disperata ricerca della normalità, travolto dall’incontro con la “bellissima e devastata” Cissy, che lo trascinerà nuovamente verso la tossicodipendenza, a districarsi tra lavori precari ed inutili tentativi di disintossicazione.
Seguitando nel nostro vagabondaggio letterario, potremmo scoprire la singolare raccolta di racconti Alabama Wildman di Thurston Moore, oppure Fish & Chips di Pete Townsend, versi e prose su donne, amici e luoghi. Si potrebbe proseguire per ore, e scovare tanti altri nomi illustri, da Ani di Franco ad Elliot Murphy, da Suzanne Vega a Bhagavan Das, e come escludere da tale lista Lou Reed con The Raven, vero e proprio tentativo di fusione tra musica ed alta letteratura.
E’ fortunatamente inevitabile, sfogliando questi libri, ritrovare la musica, le atmosfere e la vita stessa di questi autori, che conferiscono un carattere autobiografico a tutte le loro storie.
Gli esempi nostrani non mancano certamente, Guccini e Capossela, Vecchioni e Ligabue, che meritano però un discorso a parte.
Rispetto agli autori stranieri infatti producono, salvo qualche eccezione, opere di tutt’altro spessore, attribuendo alla produzione italiana un’accezione dilettantistica, al pari di comici e calciatori che, sfruttando unicamente il loro nome, sommergono gli scaffali di carta senz’altro utilizzabile in modi migliori.
Matteo Armillotta
1 commento:
Richard Hell - "Come Dio"..ma non ancora letto..
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