29/05/08

PETE MOLINARI & VINCENT VINCENT AND THE VILLAINS: POTERE AL PASSATO

- Frequenze Review -


Vincent Vincent and The Villains "Gospel Bombs" - 2008 EMI
Pete Molinari "A Virtual Landslide" - 2008 Damaged Goods Records
Recensione n. 50-51/2008

Diverse uscite discografiche di questi ultimi anni riprendono di pari passo sapori di periodi passati come se non fossero stati goduti fino in fondo. Probabilmente si tratta di una questione nostalgica: tutta la nostra generazione, che certi suoni può assumerli solo attraverso i pastiglioni edulcorati proposti dalla TV, i solchi invisibili dei cd e i fasti cibernetici di Youtube, non riesce a concentrarsi su un presente (questi anni 2000) che grida la volontà di ottenere una personalità definita. Che la grossa arancia delle idee musicali sia già stata spremuta fino in fondo? Vedremo. Intanto c'è da dire che alcune di queste uscite sono proposte e realizzate tremendamente bene. Prendiamo per esempio Pete Molinari: un personaggio che si è esibito "on the road" in tutti i piccoli Club dove anni prima avevano lasciato l'impronta i vari Bob Dylan, Fred Neil e C., un cercatore di suoni vintage, un fedele servo dell'analogico. Pete riesce in una impresa dove molti prima avevano fallito, quella della perfetta riproduzione. Banconote sonore talmente curate da sembrare originali. Siamo lì, fra Dylan e i Byrds, fra Orbison ed Hank Williams, Phil Ochs e il blues di frontiera. In mezzo alla polvere delle strade americane, la voce nasale di Molinari canta di vittorie e di sconfitte, regalando alcuni brani memorabili: "Look what I Made", "It Came Out of the Wilderness", "Lest We Forget" e un "Halleluja Blues" che sembra tirato fuori dai classici di Johhny Cash. Un feeling sincero di chi, evidentemente, ha un certo periodo nel cuore e un ispirato talento fra le mani. "A Virtual Landslide" (questo il titolo del suo secondo Lp) è stato registrato nella roccaforte londinese dell'analogico, i Toe Rag Studios, una centrale di suoni ancora incontaminati. Fra quei macchinari sono passate, oltre a quella di Molinari, le facce di Dan Sartain, White Stripes, Billy Childish, Supergrass e Kills: luoghi dove Pro Tools è vietato e i computer sono lasciati gentilmente ad aspettare fuori. Chi fosse interessato dia un'occhiata qui.
A proposito di Londra, un altro faccendiere del passato che ha i natali proprio nei sobborghi della capitale d'Albione, è Vincent Vincent, l'altra faccia del periodo portato a vessillo da Molinari, quella più giocosa e spensierata. I signori che accompagnano Vincenzo sono un'evoluzione dei Double Card Bastards, una rockabilly band progredita in forma definitiva col nome di "Villains". Inizialmente la band aveva un secondo frontman, Charlie Waller, poi fuggito verso lidi più ambiziosamente personali, i Rumble Strips. A Vincent piace tanto recitare. I brani di "Gospel Bombs" sono vere interpretazioni teatrali, ciò che sarebbe successo ai pezzi di Orbison (sì, ancora lui), Gene Vincent e Johnny Kidd, se fossero stati reinterpretati da Richard Hell e i suoi Voidoids. L'intero lavoro è da leggere attraverso la lente del divertimento. Dalla prima nota di "Beast", una splendida e romanzata storia dal retrogusto mariachi, fino all'ultimo urlo di "The End Of the Night", questo album è un inno alla spensieratezza e alla voglia di ballare. Dovessi fare un viaggio, "Gospel Bombs" sarebbe il primo album che metterei in valigia. Cominciate a provare gli Hand-Clap, questa estate Vincent e i suoi Villains potrebbero atterrare in Italia.
Ma lasciamo questa storia a periodi più maturi...

Download:

(MP3) Vincent Vincent and the Villains - Beast
(MP3) Vincent Vincent and the Villains - Killing Time

(MP3) Pete Molinari - It Came Out Of The Wilderness
(MP3) Pete Molinari - Look What I Made Out (Of My Head, Ma)

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