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Devo ammetterlo: io sono una persona che cerca di vedere le cose sempre col segno "più" davanti, mi sento pertanto piuttosto lontano da questo tipo di scrittura, dalla porzione di mondo che viene descritta, così dannatamente desolante e affliggente. Per ciò che mi riguarda, la musica, ed il rock in particolare, dovrebbero innalzare i cuori e non seppellirli.
Tuttavia sono il primo a dire che l’anima di quelle descrizioni è palpabile.
Ho letto un pò ovunque di accostamenti a Rino Gaetano, non solo vocali. Non direi. La zolla di terra descritta da Gaetano, nella sua miseria, aveva una forte componente ironica, che faceva nascere fiori anche dall’argilla più dura.
Forse sono i trent’anni di storia che ci dividono da quel periodo ad aver fatto da filtro, forse sono quegli stessi ironici pensieri che hanno stagnato e sono diventati pesanti e puzzolenti. Qualcosa è cambiato. Il mondo dei Doors, dei Rolling Stones, dei Beatles, ma anche quello di De Gregori, di Dalla, di De Andrè, di Guccini, il mondo a cui siamo ancorati, il mondo distillato da quelle odi, è cambiato sotto ai nostri occhi.
Forse, signori, a dirla come Baricco, sono veramente arrivati i "Barbari": "Perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perchè ridiventasse se stesso in un tempo nuovo."
Luci della Centrale Elettrica è un personaggio all’angolo di una strada che urla un cambiamento. Indipendentemente dal fatto che piaccia o meno, bisogna saper cogliere questa verità.
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