07/04/08

LAST SHADOW PUPPETS "THE AGE OF THE UNDERSTATEMENT"

- Frequenze Album Reviews -

The Age of the Understatement (Mp3)
Standing Next to Me
Calm Like You
Separate and Ever Deadly
The Chamber
Only the Truth
My Mistakes Were Made for You
Black Plant
I Don't Like You Any More
In My Room
Meeting Place
The Time Has Come Again


"The Age Of the Understatement" - 2008 - Domino
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Last Shadow Puppets Official Site

I mille dubbi nei riguardi di questo disco si sono infranti nell'aria tersa di un mattino di aprile accompagnato da un sole tiepido, spazzati via da "The Time Has Come Again" (brano che chiude l'album) e dalla sua commovente esecuzione acustica come foglie morte da un vento di primavera. Un inchino profondo va, innanzitutto, al Sig. Owen Pallett, che dirige le sinfonie della London Metropolitan Orchestra facendo trasparire un'attitudine comune solo ai grandi maestri del passato: Bacharach, Morricone, John Barry ("My Mistakes Were Made For You" sembra confezionata per un "James Bond" anni sessanta). Fossi in lui farei un pensierino alla carriera di compositore.
Sono gli arrangiamenti la chiave di volta di questo ottimo disco, non solo quelli orchestrali già accennati, ma soprattutto quelli vocali di Alex Turner e Miles Kane, due giovanotti dalla voce e dalle attitudini musicali molto simili, che riescono a giocare con le proprie ugole con perfette e studiate eufonie (cori di quarta,etc.).
Chi l'avrebbe mai detto. James Ford in tutto questo dimostra di essere un groovy drummer coi fiocchi (ma chi aveva ascoltato gli ormai sciolti Simian lo sapeva già) e un produttore ad hoc anche al di fuori dei confini elettronici che sino ad ora gli avevano regalato credibilità. "The Age of Understatement" è infatti una corsa negli ampi territori country/folk/pop cari ai sixties, fra i luminosi percorsi tracciati da Bacharach e Hazelwood, con richiami orchestrali ed escursioni nel folkish soul tipiche dello Scott Walker a cavallo fra "Scott 3" e "Scott 4", due album (là in cima, intoccabili) che tutt'oggi continuano a reclutare adepti e a sciogliere i loro cuori. Ed è questo ciò che faranno i Last Shadow Puppets (a dispetto del loro poco romantico nome): vi terranno incollati alle vostre cuffie fino a quando con "Meeting Place" e la già citata "The Time has come Again" scioglieranno i vostri cuori.
Alex Turner si stacca, ineccepibilmente e con un sorriso sulla bocca, dalla "normalità" della scena inglese contemporanea dimostrando ai suoi coetanei (e, a dir proprio la verità, non solo a quelli) cosa significhi avere stoffa. E' indubbio, a questo punto, che la promessa fatta qualche anno fa con i primi acerbi lavori targati Arctic Monkeys, si sia trasformata in certezza, sublimata da un credibile spessore autoriale e da un evidente talento.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

complimenti per la recensione.
il sito di Arctic Monkeys Italia vi fa i complimenti.

Anonimo ha detto...

questo disco è orrendo se paragonato ai due album degli arctic monkeys.

raramente si è vista una tale involuzione artistica in un album solista

avete presente la noia? beh se non la conoscete compratevi questo cd.

vedderboy ha detto...

A dire la verità invece è un album a dir poco magnifico. Certo se cercate qualcosa che somigli al sound degli arctic monkeys lasciate perdere.
Questo vuole essere (riuscendoci tra l'altro) un album molto più ricercato

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