Si spengono le luci del palco e le note di "Ma che freddo fa" di Nada, in sottofondo, annunciano che è ora di muoversi. Ballare, forse. O ascoltare, o semplicemente andarsene. Il concerto è finito. Ma soprattutto è finita l'era di un locale storico della riviera romagnola, che proprio ieri sera con il Live dei Baustelle ha salutato le sua sala strapiena per un ultima volta. Il tempo passa, è tardi, si chiude. L'Io Club serra i gloriosi battenti, forse inconsciamente, con un live (cominciato con un'ora di ritardo quasi a voler allungare i saluti) degno di un addio, soprattutto per l'atmosfera che Bianconi, Bastrenghi e C. riescono a portare con loro: visi seri, quasi impassibili, raramente tagliati da sorrisi. Atmosfere cupe, figure romantiche e decadenti, con un certo male di vivere addosso, a volte urlato, a volte sussurrato, altre solo velatamente e ironicamente sottointeso.
Fra gli inni di "Charlie fa Surf", "Il Liberismo.." e "La Guerra è finita", si sente la mancanza di alcuni brani come "L'Uomo del Secolo" e "Un Romantico a Milano", inspiegabilmente ignorati e bypassati dalla scaletta. Così, è la wave oscura di "Baudelaire" il momento migliore, tappezzato di tastiere e riff distorti che, piano piano, lasciano campo ad una ipnotica cassa in quattro addizionata da "sample" percussivi, che trasformano, negli ultimi 2 minuti, il brano in una hit da club underground.
Il bis gira sulle note di "Bruci la città", passa dall'arrancante medley di Gomma/La Canzone del Riformatorio (due brani che meriterebbero una esecuzione per intero) e si spegne con "Andarsene così", titolo mai più azzeccato, vista la situazione.
E' sempre triste finire.
E anche se il concetto sembra non toccare la gioventù delle prime file (i tanti "Charlie" presenti che cantano a squarciagola tutti i brani), sembra invece arrivare sui visi più maturi sottoforma di sorrisi un pò pendenti. Le persone che all'Io di nottate ne hanno passate parecchie e portano il locale sottopelle, avevano la stessa faccia composta e svogliata di Bianconi, a testimonianza del fatto che si possono pizzicare le corde di una chitarra o i propri ricordi con lo stesso identico stato d'animo.
Fra gli inni di "Charlie fa Surf", "Il Liberismo.." e "La Guerra è finita", si sente la mancanza di alcuni brani come "L'Uomo del Secolo" e "Un Romantico a Milano", inspiegabilmente ignorati e bypassati dalla scaletta. Così, è la wave oscura di "Baudelaire" il momento migliore, tappezzato di tastiere e riff distorti che, piano piano, lasciano campo ad una ipnotica cassa in quattro addizionata da "sample" percussivi, che trasformano, negli ultimi 2 minuti, il brano in una hit da club underground.
Il bis gira sulle note di "Bruci la città", passa dall'arrancante medley di Gomma/La Canzone del Riformatorio (due brani che meriterebbero una esecuzione per intero) e si spegne con "Andarsene così", titolo mai più azzeccato, vista la situazione.
E' sempre triste finire.
E anche se il concetto sembra non toccare la gioventù delle prime file (i tanti "Charlie" presenti che cantano a squarciagola tutti i brani), sembra invece arrivare sui visi più maturi sottoforma di sorrisi un pò pendenti. Le persone che all'Io di nottate ne hanno passate parecchie e portano il locale sottopelle, avevano la stessa faccia composta e svogliata di Bianconi, a testimonianza del fatto che si possono pizzicare le corde di una chitarra o i propri ricordi con lo stesso identico stato d'animo.
2 commenti:
Chi si ricorda l'io quando si chiamava ancora Rock Hudson?!Quante serate.......
"Arrivederci"
E poi
La storia finirà
Hotel
E letti singoli
Avrò un nuovo cardigan
Arrivederci
E' stato bello
Mi bagliavo
Ti sbagliavi
Era poco più di niente
E poi
La moda passerà
Cognac
E posacenere
Voilà
Un'altra libertà
Arrivederci
Addio per sempre
Mi spogliavo
Ti spogliavi
Era poco più di niente.....
Una dal "sorriso pendente"
:/
Grazie per i ricordi.
Bacioni
Gran recensione, davvero toccante.
Purtroppo io non c'ero venerdì a far "pendere il mio sorriso", ma mi è sembrato di essere lì mentre leggevo.
Già, quante serate..
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