Partiamo dalla fine. Sono le 23.45 e l’ultimo accordo di “Aly, walk with me” risuona nella sala piena. I Raveonettes scendono dal palco del Bronson accompagnati da applausi e fischi di approvazione.
Bel concerto. Fra i cuori in subbuglio della bellissima “Blush” (uno dei tanti brani eseguiti dal nuovo album) e i richiami agli albori (“Attack of the Ghostriders” in primis), Sune Wagner e Sharin Foo , fra atmosfere sognanti e altre più taglienti, hanno toccato l’apice (come era da immaginarsi) con le note di “Love in a Trashcan”, il brano che ha dato una svegliata generale ai presenti, facendogli ricordare che dopo tutto stavano calcando il suolo di un dancefloor. Non sono mancate le belle sorprese, come la cover di “French Disko” degli Stereolab, un brano che ascoltiamo con piacere in qualsiasi occasione. Inciso: guardando il batterista in piedi davanti alla scarna coppia rullante/cassa, non possono non venire in mente i Jesus and Mary Chain e un “friccicorino” sale lungo la schiena quando in un paio di occasioni l’attacco sembra quello di “Just like Honey”. Divagazioni. Torniamo indietro: sono le 19,15. Le luci del Bronson sono tutte accese, il soundcheck è appena terminato. Romina (la gentile responsabile di DNA) insieme a Christofer (titolare del club ravennate) ci portano dritti dai signori danesi.
Visi puliti, Sune con un cappello che copre un taglio molto eighties, giacca nera e scarpa da tennis. La felpa col cappuccio e un trucco appena accennato non riescono a camuffare invece l’avvenenza di Sharin, alta almeno 1,75 e dai perfetti tratti nordici. Il grande camino nei camerini del Bronson è acceso, c’è un bel calduccio.
Frequenze: Da quanto suonate insieme esattamente?
Sharin: 5 Anni in tutto.
Frequenze: Raccontateci gli esordi.
Sharin: Quando abbiamo incominciato a suonare, abbiamo visto che le nostre voci andavano incredibilmente d’accordo insieme. Le uniche difficoltà le abbiamo incontrate nella ricerca di una identità definitiva. Sai, abbiamo cambiato un po’ di nomi. Poi alla fine, nel 2002 sono arrivati finalmente i Raveonettes. Con il primo album siamo usciti dall’anonimato.
Sune: Non immediatamente…comunque diciamo che ci siamo fatti conoscere abbastanza in fretta.
Frequenze: Di palchi ne avete calcati un bel po’ durante questi anni. Come è cambiato il vostro feeling davanti al pubblico?
Sharin: E’ cambiato parecchio…Non sai quanto.
Sune: Sono d’accordo. Durante il tour del primo album tutta la carica e l’energia che avevamo si è dissipata con l’aumentare dei concerti. Sembravamo automi. Il suonare continuamente ci portava ad estraniarci da quello che succedeva al di là del palco, andavamo a memoria. Capitava addirittura che pensassimo ad altre cose durante la performance, ognuno ai fatti propri. Questo non era particolarmente coinvolgente. Adesso è tutto diverso. Il tempo ci ha fatto imparare a dosare quello che abbiamo dentro, in più finalmente abbiamo trovato la configurazione ideale della band e grazie a Lust Lust Lust suoniamo canzoni che amiamo profondamente.
Frequenze: Cosa vuoi dire?
Sune: Beh, siamo contenti della riuscita del nostro ultimo lavoro. E’ esattamente ciò che volevamo fare e ciò che ci piace suonare.
Sharin: Si è creata una chimica particolare con i pezzi, questo è importante.
Frequenze: Avete cominciato l’avventura di “Lust lust lust” senza il peso di una major sulle spalle, può avere influito sulla sua buona riuscita?
Sharin: In un certo senso direi di sì. Più a livello inconscio però. Siamo più sollevati.
Frequenze: Quindi ora, più leggeri e con la mente più libera, cambiereste qualcosa di quello che musicalmente avete creato dentro i “recinti” della Sony/Columbia?
Sharin: Tutto sommato direi nulla.
Sune: Nulla. In quel momento sentivamo di fare ciò che volevamo comunque. Fa parte del nostro percorso.
Frequenze: Percepite questo percorso come una crescita?
Sune: Bella domanda. Mi piace pensarlo. Si sono sovrapposti parecchi tipi di influenze e cambiamenti durante questi anni, tuttavia il nostro sound non è drasticamente differente. E’ sempre il nostro sound, mi capisci? E non vogliamo cambiarlo troppo. Abbiamo incorporato nuove idee in ogni album. In quest’ultimo, per esempio, lavoriamo con parecchi breakbeats e altre cose che non avevamo mai usato prima, tipo sintetizzatori, suoni di basso elaborati, quindi c’è stato uno stacco dall’approccio che avevamo gli anni scorsi, è stato diverso. Tornando a ciò che dicevi: anche questo è crescere, andare avanti.
Sharin: Crescere è importante. Non vogliamo ripetere ciò che abbiamo già fatto, non sarebbe bello risentire un altro “Whip it On” o un altro “Chain gang of Love”, non solo per chi ci ascolta ma soprattutto per noi stessi.
Frequenze: Abbiamo letto in una intervista a Stephin Merrit (Magnetic Fields) che il termine “Shoegazer” non è esattamente un complimento in America. Ascoltando il loro album e il vostro, usciti (almeno qui in italia) quasi simultaneamente, si possono trovare diverse associazioni con i suoni delle band che hanno dato vita a quel movimento, vi sentite presi in causa?
Sune: Non mi sento preso in causa direttamente, ma voglio difendere un movimento che ha dato tanto alla musica. Quando penso allo Shoegaze mi vengono in mente band come My Bloody Valentine, Ride, Lush…brani lunghi, suoni distorti e un particolare stato d'animo.Qualcosa legato ad un determinato periodo storico e, voglio essere sincero, qualcosa non di intramontabile. Comunque non lo considero certo un termine dispregiativo, anzi è qualcosa di bello. In quanto al collegamento con noi...Ci sentiamo più come l’evoluzione dell’idea musicale del periodo ‘50/’60. E rimaniamo vicini a questo anche se ci piace sperimentare.
Frequenze: A proposito di anni ‘50/’60, diteci dell’idea di inserire un paio di occhialini 3-D dentro alla confezione di “Lust,lust lust” .
Sharin: Ti è piaciuta? Volevamo allegare un gadget al disco. Siamo entrambi appassionati di cinema e gli occhiali 3-D ci sono sembrati in linea con il nostro stile. Io li trovo bellissimi.
Sune: Se non li hai ancora provati, devi farlo, è una nuova dimensione con quelli su!
Sharin: Il problema è che non sono stati inseriti in tutte le distribuzioni.
Frequenze: Infatti in Italia il disco esce con packaging classico, nessun gadget.
Sharin: Peccato, sono molto carini, peccato!
Frequenze: Sapevamo di Sune e della sua passione per i noir e i thriller alla Hitchcock, ma non di te.
Sharin: Si, in generale più che ascoltare musica, guardo film anche io.
Frequenze: Da quanto non compri un disco?
Sharin: La settimana scorsa, l’ultimo di Pj Harvey.
Frequenze: Tu, Sune?
Sune: Io non saprei. Però ti voglio dire una cosa: oggi ascoltavo “Sound of Silence” di Simon and Garfunkel…E’ un pezzo maledettamente bello (ride). L’ho sempre sottovalutato, devo comprarmi quel disco.
Frequenze: In una parola: descrivete questo periodo della vostra vita.
Sune: Eccitante.
Frequenze: Cosa lo rende così eccitante?
Sune: Posso usare 3 parole?....”Lust,lust,lust”.
Frequenze: Ve lo rendo ancora più eccitante. Questa sera al Bronson accadrà una cosa straordinaria, comparirà uno spirito sul palco e suonerà un brano con voi. Avete la possibilità di scegliere chi sarà.
Sharin: Uno spirito...come in "Dead Sound"? Hai visto il video?
Frequenze: Bellissimo.
Sharin: Adoriamo quel video. Uno spirito...Buddy Holly…sarebbe bello fare una jam session con lui! Oppure…Mozart…
Sune: Si, Mozart con un synth davanti, wow, stasera non potete mancare!
Ci alziamo e finiamo la conversazione sgranocchiando le patatine del buffet sul tavolo a fianco al camino. Simpatici e disponibili, “due ragazzi d’oro“ avrebbe detto mia nonna. Non fosse per la “Lussuria” stampata ben tre volte a caratteri cubitali sulla confezione del loro disco, ne saremmo convinti anche noi.
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15 commenti:
Raveonettes G-R-A-N-D-I-O-S-I !
C'ero anche io sabato...Non vi ho visto,forse perchè sono arrivata un pò tardi e sono rimasta indietro..Bella intervista,grazie come al solito ;)
Confermo,granbelconcerto.
Bravi anche 200 al secondo prima
Bel concerto, peccato per il solito bronson-sound che come al solito non è all'altezza dei gruppi che suonano nel locale. Investire 2 lire?
Il sound mi sembrava buono.Il low-fi generale non era dato dall'impianto del Bronson.Sono loro che suonano così,su!
brava giuli
sono d'accordo
In generale in Italia i piccoli club non hanno impianti eccellenti.
All'estero si comincia a spendere il budget nell'impianto per poi passare ad altro. Detto questo l'impianto del Bronson è sopra la media.
GRAN BELL'ARTICOLO RAGAZZI
Fottuti danesi sono fantastici!
Mi ricordano tanto i Jesus..E non vedo l'ora che esca il disco che tutti aspettano da quindici anni..
Intanto,come disse totò:godiamoci queste nordiche!
Confermo che la tipina bionda è molto carina.Visti a Milano.Piaciuti molto.
Il video di dead Sound è una figata!
@ secondo anonimo:
purtroppo i locali alternativi che ospitano concerti abbastanza importanti hanno + o - tutti quel problema.Stessa cosa Casa 139.
personalmente credo che il bronson NON abbia proprio il problema impianto. i suoni dei raveonettes erano perfetti per loro quindi anche per noi.
deni ho idea che ti sei perso il bis quindi...
Invito chi si è lamentato del suono ad ascoltare direttamente i dischi dei Raveonettes.Probabilmente si lamenterà anche di quelli.
Cri,ma dopo quanto sono tornati?
La mia vecchiaia mi ha spinto verso l'uscita dopo 5 minuti da quella che pensavo fosse la fine..
deni: infatti i bis non erano previsti , ma vista la quantità di gente volevano regalare qualcosa in più e così è stato. effettivamente c'è stato un buco di 5/10 minuti.
"Dead Sound" music video!!!
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